Il venerando cowboy del poker: la grande storia di Doyle Brunson

Doyle F. Brunson nasce il 10 agosto 1933 a Longworth, nel Texas. Per molti potrebbe non essere un caso che sia nato nella notte delle stelle cadenti, perdipiù in un territorio che ha dato il nome alla principale variante del poker.

Sin dalla giovane età, Brunson dimostra una grande passione e spiccate abilità nello sport a tutto tondo, con un particolare focus sull’atletica leggera e sulla pallacanestro. Basti pensare che, proprio nel basket, Doyle viene chiamato a far parte della squadra rappresentativa del Texas, mentre nel 1950 vince un’importante gara a livello statale correndo un miglio (circa 1,6 km) nel tempo di 4 minuti e 43 secondi. Come logica conseguenza dei suoi successi sportivi, sono tanti i college a contendersi la possibilità di averlo tra le proprie fila di studenti: alla fine Brunson opta per la Hardin-Simmons University di Abilene, rimanendo così nel Texas. In quegli anni Doyle attira seriamente l’attenzione dei Minneapolis Lakers (che dal 1960 cambieranno sede, prendendo l’attuale nome di “Los Angeles Lakers”), ma un brutto infortunio al ginocchio stronca drammaticamente il suo sogno di diventare un giocatore di NBA. Le avversità a livello fisico e sportivo non gli impediscono tuttavia di completare il proprio percorso di studi: nel 1955, a un anno di distanza dalla laurea triennale, Brunson consegue anche la magistrale in scienze dell’educazione, con l’idea di trovare un lavoro come dirigente scolastico. Gli imperscrutabili risvolti della vita hanno però ben altro in serbo per Doyle.

Già prima dell’infortunio, Brunson aveva scoperto la passione (e il talento) per il gioco che lo renderà celebre nei decenni a venire. I suoi primi passi li compie nel poker tradizionale a cinque carte e le vincite iniziali gli consentono di affrontare le spese ospedaliere dovute al problema al ginocchio. Nel frattempo, a conclusione del percorso accademico, Doyle intraprende l’attività di rappresentante di commercio. Tuttavia, proprio in occasione del primo giorno di lavoro, Brunson viene invitato a un incontro di Seven Card Stud, in cui finisce per aggiudicarsi in un colpo solo una vincita superiore al suo salario mensile. Non passa molto tempo prima che arrivi la decisione di lasciare l’azienda per dedicarsi al poker a livelli professionistici, in un contesto molto diverso da quello che conosciamo noi oggi. 

I primi tempi sono caratterizzati dai viaggi in giro per il Texas alla ricerca di incontri di poker privati (e spesso illegali), cui non mancano imbroglioni e altre figure poco raccomandabili. La pericolosità delle partite dell’epoca è resa perfettamente dalla costante paura di subire una rapina a seguito di una vincita sostanziosa. Ad accompagnarlo nell’avventura c’è l’amico Dwayne Hamilton: i due amplieranno poi i propri orizzonti, raggiungendo anche l’Oklahoma e la Louisiana, prendendo via via parte a sfide sempre più importanti e incrociando sul proprio cammino altri professionisti del calibro di Amarillo Slim e Sailor Roberts. Sarà proprio con questi, oltre che con Johnny Moss, che Brunson si coalizzerà per i viaggi successivi, mentre Hamilton si tirerà in disparte, preferendo concentrare la propria attività nella città di Fort Worth, dove si era creato il sodalizio con Doyle. Dopo un lungo periodo di sei anni dedicato all’accumulazione del denaro necessario, Brunson e colleghi si dirigono per la prima volta a Las Vegas, covando grandi aspettative di successo. La realtà gioca purtroppo un brutto scherzo ai ragazzi, che perdono l’intera ragguardevole somma (a sei cifre) e decidono di porre fine al progetto di lavorare e giocare insieme. La disfatta economica non intacca tuttavia la loro amicizia. 

Al di là degli alti e bassi ai tavoli da gioco, quegli anni riservano anche una dolce sorpresa a Doyle, che nel 1959, in occasione di una festa a San Angelo, conosce la futura moglie Louise, con cui convola a nozze nel 1962. Pochi mesi dopo il matrimonio, ormai in procinto di diventare padre, Brunson deve combattere contro un temibile tumore al collo. L’infausta diagnosi dei medici non lascia adito a molte speranze, tant’è che appare difficile che la futura leggenda del poker viva abbastanza da assistere alla nascita della primogenita. A seguito di un’operazione con poche prospettive, tuttavia, Doyle guarisce in maniera assolutamente imprevista (a tal proposito si dichiarerà sempre convinto di aver ricevuto la guarigione in dono da Dio), potendo tornare alla vita di sempre. Nel corso degli anni ’60 diventerà padre di tre figli: Doyla (scomparsa a 18 anni per un problema cardiaco), Pamela e Todd. Questi ultimi due intraprenderanno anche la strada del poker professionistico: a tal proposito si segnala che Todd conquisterà un braccialetto grazie alla vittoria nel $2.500 Omaha High-Low Split delle WSOP 2005, mentre nel 2007 Pamela finirà “in the money” nel Main Event, raggiungendo nell’occasione un piazzamento migliore rispetto al padre e al fratello.

Todd Brunson                        Todd Brunson

 

Nel 1970 Doyle Brunson prende parte alla prima, storica edizione delle World Series of Poker. All’epoca i partecipanti sono in numero esiguo, ma non mancano all’appello gli amici Slim, Roberts e Moss, con quest’ultimo che si aggiudica il titolo ufficioso di “campione del mondo del poker” (assegnato per la prima e unica volta sulla base dei voti dei giocatori, che nell’occasione non coincide con il vincitore effettivo del torneo). Negli anni successivi Doyle diventa una presenza fissa della manifestazione, spesso raggiungendo il tavolo finale dei vari eventi, prima di conquistare per due volte consecutive il Main Event, a cavallo tra il 1976 e il 1977. Le modalità che lo portano alla vittoria conferiscono un ulteriore tocco di immortalità all’evento: in entrambe i frangenti, infatti, Brunson ha la meglio nel round finale grazie a un full messo a segno con un 10-2 in mano. Se avete mai sentito parlare di “Doyle Brunson hand”, adesso conoscete perfettamente gli antefatti. In quelle due edizioni Doyle riesce a conquistare altri due braccialetti, con la vittoria nel $5.000 Deuce to Seven Draw (1976) e il successo nel $1.000 Seven Card Stud Split (1977). L’edizione del 1978, seppur meno fibrillante rispetto agli anni precedenti, lo vede aggiudicarsi il $5.000 Seven Card Stud, che gli frutta il quinto braccialetto della carriera. La marcia nella conquista dei titoli WSOP prosegue inarrestabile nell’edizione successiva, grazie al primo posto, in coppia con Starla Brodie, nel $600 Mixed Doubles di Seven Card Stud. Il 1979 si rivela un anno significativo per Brunson anche per la pubblicazione del suo Super/System: si tratta di uno dei primi libri di strategia pokeristica mai pubblicati; il volume è ulteriormente arricchito dal contributo scritto di altri campioni ed esperti del gioco e, malgrado il passare del tempo, rappresenta ancora oggi un punto di riferimento per tutti gli appassionati del genere (al punto tale che Doyle si persuaderà di essersi dato la zappa sui piedi con la pubblicazione del libro, finendo per perdere più soldi di quelli ricavati dalle vendite). Nel Main Event del 1980 Brunson è costretto ad arrendersi nel testa a testa finale con Stu Ungar, alla sua prima affermazione nelle World Series of Poker. Negli anni successivi arrivano altri grandi piazzamenti nell’evento principe della manifestazione, tra cui un quarto posto nel 1982 e una terza piazza nel 1983, ma occorre aspettare il 1991 per la conquista del settimo braccialetto, in virtù del successo nel $2.500 No Limit Hold’em. Prima che si arrivi al cambio di millennio, c’è tempo per l’ottavo braccialetto, che arriva sulla scorta del successo nel $1.500 Seven Card Razz del 1998. I primi anni 2000 regalano a Brunson alcuni dei suoi più grandi risultati. Nel 2003, il campione texano (e del Texas Hold’em) si porta a casa il nono braccialetto con la vittoria nell’evento H.O.R.S.E.: trattandosi di un torneo misto a cinque varianti, è un ottimo banco di prova che testimonia la grande versatilità del vincitore. Il 2004 segna il più grande successo dal punto di vista economico grazie al primo posto nell’evento Legends of Poker del World Poker Tour, che gli frutta una remunerativa vincita di circa 1,2 milioni di dollari.

Poker is war

La mattina del 1º luglio 2005 Brunson si aggiudica l’evento del $5.000 No Limit Shorthanded Texas Hold’em, conquistando al contempo il decimo e ultimo braccialetto WSOP della sua carriera, eguagliando il record assoluto stabilito soltanto pochi giorni prima da Johnny Chan (il primato resisterà fino al 2007, quando Phil Hellmuth metterà le mani sul suo undicesimo braccialetto). 

Nel luglio del 2013, a poche settimane dallo spegnere 80 candeline, Doyle riesce ad arrivare a premio in occasione dell’evento principale delle World Series of Poker, ottenendo un simile risultato per il quinto decennio consecutivo. Alla manifestazione del 2018 si posiziona al sesto posto nel torneo $10.000 No Limit 2-7 Lowball Draw: sembra l’epilogo di un’incredibile storia d’amore, con Brunson che annuncia il ritiro alla soglia degli 85 anni. 

Nonostante le grandi avversità che continueranno a perseguitarlo (nel dicembre del 2020 Doyle sconfiggerà il cancro per la quarta volta), la grande passione per il gioco lo spingerà a tornare sui suoi passi: si arriva così allo scorso novembre, quando “Texas Dolly” (il cui soprannome deriva da una storpiatura involontaria da parte del commentatore Jimmy Snyder) torna a timbrare il cartellino alle World Series of Poker, partecipando per un’ultima (?) volta al più grande evento su scala mondiale. La sua avventura si conclude mestamente nella seconda giornata del torneo, perdendo una mano al cospetto di McKenzie. Nella memoria dei tifosi rimane impressa l’immagine di Brunson che, col suo proverbiale cappello da cowboy, si alza dal tavolo in quella che potrebbe essere stata la sua ultima apparizione sulla grande scena del poker. 

Nel corso della carriera Doyle si è portato a casa un totale di oltre 6 milioni di dollari in tornei live, conquistando 17 titoli e raggiungendo la zona a premi in 66 occasioni differenti. 

La dura legge del tempo non risparmia neppure un monumento della sua statura: questo, tuttavia, non ci impedisce di coltivare la speranza di rivedere, anche solo un’altra volta, “Texas Dolly” al varco di una sala da gioco, ravvivando una storia cominciata ancor prima della nascita delle World Series of Poker.

March 30, 2022
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Tre fili fanno uno spago, un Phil fa 17 braccialetti: la grande storia del Poker Brat

Philip Jerome Hellmuth Jr. nasce a Madison, nel Wisconsin, il 16 luglio 1964. È il primo dei cinque figli nati da Phil Hellmuth Sr., preside di facoltà all’Università del Wisconsin, e la scultrice Lynn Hellmuth. Cresciuto in seno a una famiglia cattolica, Phil frequenta la scuola elementare Blessed Sacrament, dove diventa il miglior amico del futuro comico Chris Farley, suo compagno di classe. Per ironia della sorte, il giovane Phil vince in quegli anni una gara di comicità indetta da un’emittente televisiva locale, scoprendo una certa propensione e naturalezza per la presenza davanti alle telecamere. Verso l’età di 12 anni inizia a prendere lezioni di recitazione, mentre il percorso scolastico prosegue alla Madison West High School, dove è costretto a fare i conti con un rapporto piuttosto problematico nei confronti di amici, studio e attività sportive. Non si tratta di un periodo particolarmente felice nella vita di Hellmuth, che in seguito dichiarerà di essersi sentito una sorta di “brutto anatroccolo” in quegli anni difficili; la sua autostima è ben al di sotto di quella che caratterizzerà la sua brillante carriera ai tavoli da gioco. È proprio il poker a rappresentare l’inizio di un nuovo, importante capitolo nella vita di Phil, che viene avviato al mondo delle carte grazie alla mediazione della sua famiglia. Una volta iscrittosi all’università del Wisconsin e alla relativa associazione degli studenti, Hellmuth comincia a prendere confidenza col Texas Hold’em, nel quale sfida più volte l’agguerrita nonna Agnes Slattery, a cui poi dedicherà il best seller Play Poker Like the Pro’s

Dopo tre anni di università inframezzati dai primi successi agli incontri di poker locali, Phil lascia gli studi per dedicarsi totalmente alla sua nuova, consolidata passione. Ad appena 21 anni comincia la sua carriera da giocatore professionista, ma come spesso accade, anche alle stelle più radiose, gli inizi portano con sé grandi difficoltà da sormontare. Nel giro di pochi mesi si azzera infatti il suo bankroll iniziale di 24.000$ (il che ci riporta per certi versi ai primi anni di carriera di Daniel Negreanu) e i numerosi viaggi a Las Vegas lo condannano regolarmente a tornare a casa a mani vuote. Per racimolare del denaro e rimettersi in carreggiata è costretto a tornare regolarmente a Madison, dove trova un impiego temporaneo nei campi di grano. Il 1988 segna i primi importanti risultati per Hellmuth, che nel solo mese di agosto conquista un bottino di quasi 200.000$ grazie al primo e al secondo posto raggiunti rispettivamente al $10.000 No Limit Hold’em e al $1.000 No Limit Hold’em del 4th Annual Diamond Jim Brady. Qualche mese prima era arrivato il primo di una lunga serie di piazzamenti “in the money” alle World Series of Poker, con il 33º posto al $1.500 Seven Card Stud Split, che lo vede soccombere al cospetto di Johnny Chan, futuro vincitore dell’evento. È solo il preludio alla straordinaria cavalcata dell’anno successivo: il 19 maggio 1989, prendendosi la rivincita su Chan (peraltro campione delle due edizioni precedenti), il 24enne Hellmuth diventa il più giovane della storia ad aggiudicarsi il Main Event delle World Series of Poker. Il record resisterà fino al 2008, con Peter Eastgate che diventerà ufficiosamente campione del mondo a 22 anni. È il primo braccialetto WSOP per Phil, che probabilmente non osa ancora immaginare quale futuro radioso lo attenda. Nel 1992 conquista il suo secondo braccialetto, frutto del successo al $5.000 Limit Hold’em, mentre nel 1993 diventa il secondo giocatore della storia a vincere tre braccialetti in una sola edizione delle World Series of Poker, emulando la performance di Walter “Puggy” Pearson di venti anni prima. Il 1997 è l’anno del sesto braccialetto, che al contempo incorona Hellmuth come giocatore più titolato delle WSOP degli anni ’90.

Hellmuth - WSOP 1989

Il cambio del millennio non frena l’inarrestabile avanzata del Poker Brat (‘il monello del poker’), che nel corso del tempo si costruisce un’immagine non particolarmente positiva ai tavoli da gioco, a causa di vari atteggiamenti spesso lontani dagli ideali di sportività e galanteria, soprattutto in occasione dei bad beat. Hellmuth, personaggio estremamente competitivo, ammette di aver provato a migliorare il proprio comportamento negli anni, conscio del suo importante ruolo come ambasciatore del poker: in un’intervista ha dichiarato di essersi spesso andato a scusare con gli avversari per le proprie reazioni inopportune, sebbene le telecamere non siano sempre pronte a riprendere i suoi momenti di redenzione.

Al di là della reputazione presso il grande pubblico, Phil si aggiudica il settimo braccialetto nel 2001, mentre due anni dopo mette a segno una doppietta, in virtù delle vittorie al $2.500 Limit Hold’em e al $3.000 No Limit Hold’em delle World Series of Poker. Nel 2006 raggiunge la doppia cifra grazie al decimo braccialetto vinto al $1.000 No Limit Hold’em con rebuy: questo risultato consente a Hellmuth di eguagliare il record di braccialetti nella storia delle World Series of Poker, emulando i successi di Doyle Brunson e del sempre presente Johnny Chan. La coabitazione fra i tre primatisti ha i giorni contati: nel 2007 Hellmuth si erge in solitaria sul gradino più alto del podio, a seguito della vittoria al $1.500 No Limit Hold’em. In quegli stessi giorni partecipa anche al Main Event, ma un piccolo incidente con un’auto da corsa fornitagli da uno sponsor lo induce a ripiegare su una limousine, arrivando all’appuntamento con un paio d’ore di ritardo. Al termine della manifestazione, Phil viene accolto nell’immortale Hall of Fame del poker, unendosi a un ristretto “club” che all’epoca conta appena 33 giocatori.

Nel 2011 si aggiudica un succulento bottino da oltre un milione di dollari per effetto del secondo posto conquistato al $50.000 Poker Player’s Championship delle World Series of Poker. 

Dopo cinque anni a digiuno di braccialetti, Hellmuth torna al successo nel 2012, grazie alla vittoria nel $2.500 Seven Card Razz: si tratta del suo primo sigillo WSOP in una varietà di gioco diversa dal Texas Hold’em. Qualche settimana dopo arriva un risultato ancora più importante dal punto di vista economico: il quarto posto al torneo “Big One for One Drop” con un buy-in da un milione di dollari, che gli frutta il premio più ricco della carriera, per la bellezza di 2.645.333$. Il 4 ottobre dello stesso anno, in occasione delle World Series of Poker Europe (WSOPE), il campione di Madison porta a casa il tredicesimo braccialetto della carriera (oltre a un cospicuo premio di oltre un milione di euro) grazie alla vittoria nel €10.450 No Limit Hold’em Main Event: Phil diventa così il primo giocatore di sempre ad affermarsi negli eventi principali delle WSOP e delle WSOPE, oltre ad essere il primo a vincere almeno due braccialetti in tre decadi diverse. La vittoria ottenuta in Europa (più precisamente a Cannes) sarà uno dei ricordi più belli nella carriera di Hellmuth, come da lui stesso dichiarato a posteriori. 

Le World Series of Poker del 2015 lo vedono trionfare nel $10.000 Seven Card Razz, mentre tre anni dopo Phil conquista il quindicesimo braccialetto con la vittoria nel $5.000 No Limit Hold’em, che gli frutta un premio di quasi mezzo milione di dollari. Il 17 ottobre 2021 Hellmuth ritocca ulteriormente il proprio record, aggiudicandosi il sedicesimo e (fin qui) ultimo braccialetto della propria straordinaria carriera. Questo risultato gli consente di stabilire l’ennesimo primato, divenendo il primo giocatore di sempre ad affermarsi in un evento delle WSOP in cinque decadi diverse (dagli anni ’80 agli anni 2020), a testimonianza della sua incredibile longevità. La scorsa stagione è caratterizzata anche dalle sfide testa a testa con Negreanu nell’ambito degli High Stakes Duel. A vincere i tre confronti diretti è proprio Hellmuth, che a giugno decide di incassare un bottino da 400.000$ anziché sfidare il canadese in un quarto incontro. 

Nonostante la lunga concatenazione di successi alle World Series of Poker, Hellmuth non è mai riuscito ad imporsi nel World Poker Tour, dove tuttavia è andato 19 volte a premio (per un totale di circa 1,5 milioni di dollari), raggiungendo cinque tavoli finali.

Nel corso della propria carriera si è aggiudicato un totale di 27.175.392$, il che lo pone al 18º posto della classifica generale di tutti i tempi. 

Al di là dei risultati ottenuti ai tavoli da gioco, Hellmuth si è più volte contraddistinto per le stravaganti entrate in scena alle World Series of Poker. Impossibile non ricordare i suoi abbigliamenti da militare, da lottatore di MMA o da condottiero romano, facendosi spesso accompagnare da un numero di modelle pari alla quantità di braccialetti vinti negli anni precedenti. Questi atteggiamenti gli hanno attirato varie critiche da parte dei colleghi, come dimostra una discussione con Doyle Bruson nell’edizione del 2010. 

Hellmuth

Phil vive attualmente in California con la moglie Kathy (con cui è convolato a nozze nel 1990) e i loro due figli, Phillip III e Nicholas. Hellmuth tiene in alta considerazione le persone a lui più care: la sua aspirazione è infatti quella di essere il più grande giocatore di tutti i tempi, ponendo al contempo la famiglia al primo posto nella propria vita. 

Spingendosi al di fuori del successo con le carte, il “monello del poker” cura i propri interessi anche nel campo dell’imprenditoria. Gestisce l’azienda di abbigliamento “Poker Brat”, oltre ad essere attivo nel settore immobiliare e dei giochi da casinò. 

Al pari di altri colleghi, Hellmuth non manca di offrire il proprio contributo in beneficenza: si segnalano i suoi regolari sforzi nell’organizzare e presiedere tornei di poker per scopi caritatevoli. Inoltre, assieme alla moglie, concorre economicamente alla realizzazione degli obiettivi posti da Heifer International, un’associazione senza scopi di lucro dedita a sradicare la povertà dalle zone più colpite del mondo.

May 2, 2024
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Poker e tecnologia: un legame sempre più indissolubile

I frequentatori storici (e appassionati di storia) del nostro blog avranno certamente avuto modo di leggere i tratti salienti della nascita e dell’evoluzione del poker. Si tratta di un tema che può confluire a tutti gli effetti nel bagaglio culturale di un individuo, come dimostra il fatto che proprio recentemente sia stata posta una domanda al riguardo in un noto quiz della televisione italiana. Le più antiche testimonianze scritte sul gioco ci tramandano che la versione embrionale del poker prevedesse un utilizzo di un mazzo a 20 carte: meno della metà di quelle attualmente adottate, con tutte le conseguenze strategiche che ne derivano. Le modifiche regolamentari fanno tuttavia parte dell’evoluzione naturale di un gioco (difficile trovarne qualcuno che sia rimasto perfettamente immutato e fedele a sé stesso nella sfida contro lo scorrere del tempo). D’altronde, volendo reinterpretare in chiave liberamente profana la celebre citazione di Tancredi nel Gattopardo, “Se vogliamo che tutto rimanga com’è, bisogna che tutto cambi”.

Poker nel Far West

Nel presente articolo, però, non ci concentreremo sui cambi apportati al regolamento del poker nel corso dei decenni, bensì su un aspetto significativo, per non dire preponderante, del gioco odierno: l’impatto esercitato dalla tecnologia.

Anzitutto è doveroso ricordare come la diffusione del poker (in particolare quella del Texas Hold’em) in Italia sia da ascrivere al fondamentale ruolo svolto da mezzi tecnologici che oggi non vengono più percepiti come particolarmente all’avanguardia, se non altro perché accompagnano la nostra quotidianità ormai da lungo tempo. Vale tuttavia la pena di riflettere sul fatto che, senza la funzione mediatrice ed esportatrice del cinema e della televisione, il poker a stelle e strisce sarebbe probabilmente rimasto confinato al di là dell’Oceano Atlantico. Un’ulteriore menzione va alla nascita delle sale da gioco online: un fenomeno relativamente recente che ha determinato nella nostra penisola una diffusione del gioco a macchia d’olio, spingendo molti giovani ad avvicinarsi al mondo dei tavoli di feltro (a titolo di esempio, si pensi alla storia di Dario Sammartino). 

Fatta questa necessaria premessa, è tempo di virare su un’analisi dell’evoluzione tecnologica che ha dato il via a una nuova era, caratterizzata da una sempre maggior interazione con gli individui umani. Il fiore all’occhiello di questa svolta innovativa è probabilmente rappresentato dall’invenzione del computer, capace di rivoluzionare la vita e i costumi delle persone a partire dalla seconda metà del Novecento, trovando poi una fondamentale sponda nella nascita di internet, presenza (via via più) irrinunciabile ai giorni nostri.

Che ci piaccia o meno, l’epoca che stiamo vivendo ci richiede di fare i conti con un abile e sapiente uso della tecnologia: non rimanere al passo con i tempi comporta il rischio, soprattutto in contesti competitivi come quello che stiamo affrontando, di consegnarci alla mercé di coloro che sfruttano a proprio favore i nuovi mezzi a disposizione.

Ora però facciamo un piccolo passo indietro, tornando allo sviluppo dell’intelligenza artificiale applicata ai giochi. Per lungo tempo si è creduto che il Texas Hold’em fosse praticamente inespugnabile dinanzi ai tentativi di conquista da parte dei computer. Una delle pietre miliari della storia dei calcolatori è rappresentata dalla vittoria del computer Deep Blue in una partita a scacchi contro il campione del mondo Garry Kasparov (con il russo che poi si è preso la rivincita) nel 1996. La variante texana del poker, tuttavia, presenta importanti differenze rispetto agli scacchi: il numero di partecipanti può arrivare normalmente a un massimo di dieci; inoltre i giocatori (come un eventuale computer, del resto) possiedono un quadro informativo molto limitato in merito alle carte degli avversari.

Essendo sempre stato oggetto di studio e di interesse per lo sviluppo delle migliori tattiche e strategie possibili, il poker non poteva certo rimanere fuori dall’ambito di applicazione della tecnologia, che tanto successo ha avuto nel settore ludico (basti pensare alla nascita e all’evoluzione dei videogiochi, che soprattutto in passato prevedevano unicamente delle sfide tra l’intelligenza artificiale e i gamer, mentre oggi acquisiscono sempre maggior rilievo le partite tra esseri umani, come dimostra la diffusione degli e-sport). Sono state elaborate varie teorie e modelli matematici, sebbene la componente umana abbia sempre costituito un aspetto caratterizzante e difficilmente eliminabile nel gioco del poker (riuscite a immaginarvi una totale assenza di bluff o dei tentativi di decifrare i tell degli avversari?). In altre parole, anche i computer erano costretti a leggere le mosse degli sfidanti senza avere informazioni certe sulle loro mani. Come logica conseguenza, l’intelligenza artificiale risultava del tutto inadeguata ad avere la meglio su un bravo giocatore di poker: troppi gli scenari e le combinazioni possibili di cui il computer era chiamato a tener conto.

Combinazioni poker

Col passare degli anni c’è stata tuttavia un’evoluzione nella ricerca e nello sviluppo, che ha portato gli esperti informatici ad applicare modelli di calcolo semplificati, per poi alzare gradualmente il livello di competitività tramite un particolare algoritmo incentrato sulla minimizzazione delle giocate meno redditizie: in questo modo, i computer sono diventati via via in grado di ridurre drasticamente le mosse sbagliate, elaborando più efficacemente strategie di gioco ottimali. Tali conquiste tecnologiche erano inizialmente applicabili alle sole partite heads-up con puntate predeterminate, ma la diffusione della notizia, con un articolo accademico pubblicato nel 2015, ha subito destato grande preoccupazione tra vari poker pro, in particolare tra quelli dediti alle partite online, timorosi che il talento naturale e la creatività umana subissero un forte ridimensionamento. Le loro paure sono state solo in parte confermate, ma è indubbio che si sia trattato di un punto di non ritorno. 

Nel 2016 l’ex giocatore polacco Piotr Lopusiewicz ha creato PioSolver (più volte menzionato nel nostro blog), facendo da apripista a una nuova innovativa gamma di programmi informatici applicati al poker. I solver (o ‘risolvitori’, se preferite) sono dei software che, tramite dei calcoli matematici, sono in grado di indicare di caso in caso la mossa che garantisce le migliori chance di successo. Hanno certamente cambiato il modo di giocare, soprattutto ad alti livelli, trovando una grande diffusione tra i professionisti del settore. Si tratta di un programma sempre più accessibile, nel quale è ormai impossibile non imbattersi se ci si vuole dedicare seriamente allo studio e all’approfondimento del poker. Inutile dire che non è possibile avvalersi di questi preziosi strumenti durante un incontro, ma essi svolgono ottimamente il loro lavoro se usati in preparazione a una partita o in seguito alla stessa, per rianalizzare a mente fredda le proprie giocate e capire dove sarebbe stato più opportuno effettuare una giocata diversa. A storcere il naso saranno certamente i più tradizionalisti e i cultori del talento puro, ma l’utilizzo dell’intelligenza artificiale rappresenta la nuova frontiera dell’analisi teorica del gioco. Questo mezzo tecnologico, inoltre, non è soggetto ad alcune delle principali imperfezioni umane nel poker, come un’eccessiva emotività o il rischio di andare in tilt in seguito a una serie di risultati negativi. 

Tuttavia, la perfezione non è di questo mondo, e i poker solver non sono esenti da questa legge inesorabile: se così fosse, la chiave del successo al tavolo di feltro starebbe nell’applicare pedissequamente quanto suggerito da un algido calcolatore elettronico. I risolvitori, invece, partono sempre dal presupposto che gli avversari seguano uno stile di gioco ottimale, il che non sempre corrisponde alla realtà degli eventi. Ne consegue la necessità di distaccarsi dai solver laddove ci si trovi a sfidare giocatori inesperti o, al contrario, particolarmente abili nell’adottare un atteggiamento imprevedibile.

Le risorse tecnologiche sfruttabili nel mondo del poker non si fermano certo ai solver: altri importanti mezzi ausiliari sono costituiti dai tracker e dagli HUD, ideati con lo scopo di registrare la cronistoria delle mani giocate con un avversario, così da fornire un quadro statistico utile a individuare i propri punti deboli e migliorarli (o, in alternativa, a sfruttare quelli dello sfidante).

Per finire, vale la pena di menzionare un’altra, suggestiva, innovazione tecnologica dal grande potenziale, ancorché non volta prettamente allo sviluppo delle strategie di gioco: la realtà virtuale. Ad oggi continua a rappresentare un prodotto di nicchia, ma la prospettiva di una maggior diffusione futura non può che farci pregustare l’idea di catapultarci in un mondo parallelo e credibile, che ci consenta di prendere parte a un incontro di poker stando comodamente seduti sul divano di casa. 

March 17, 2022
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Chi è Igor Kurganov, il nuovo consulente per le donazioni di Elon Musk

Non rientra certo tra le figure più presenti sulla scena del poker internazionale, avendo anche altri impegni al di fuori dei tavoli di feltro, ma Igor Kurganov è recentemente salito agli onori della cronaca per il nuovo delicato incarico di gestire le donazioni di Elon Musk, riconosciuto da Forbes come l’uomo più ricco della storia, con un patrimonio stimato di oltre 200 miliardi di dollari. La notizia è stata ovviamente rilanciata anche dai siti d’informazione non strettamente legati al poker, fornendo qualche spunto su un personaggio altrimenti non particolarmente noto al di fuori degli addetti ai lavori.

Biografia

Kurganov nasce il 5 maggio 1988 a San Pietroburgo (allora denominata Leningrado, pochi anni prima della dissoluzione dell’Unione Sovietica), ma trascorre una buona parte dei suoi anni di formazione in Germania, a Monaco di Baviera, acquisendo familiarità con la cultura teutonica. Sin dai primi anni di gioventù dimostra un carattere competitivo, con una predilezione per le prove di abilità inerenti all’uso della matematica e dell’analitica, a scapito degli sport caratterizzati da una rilevante componente atletica. Vista la sua spiccata inclinazione per le materie scientifiche, sviluppa il desiderio di intraprendere un percorso lavorativo incentrato sulla matematica.

Durante gli anni di formazione universitaria scopre l’amore per il poker, dapprima nelle sale da gioco virtuali (dove poi diviene noto con il soprannome di lechuckpoker, prima di assumere anche il nome utente di IgorKurganov nel corso degli anni). Nonostante le ovvie difficoltà iniziali insite nella natura del gioco, Kurganov si rende presto conto di avere una buona predisposizione per il successo ai tavoli di feltro, al punto da riuscire a guadagnare a sufficienza per pagarsi gli studi. Successivamente, tuttavia, il giovane Igor inizia a dedicare maggior tempo all’approfondimento teorico del gioco, migliorando significativamente le proprie competenze e avviandosi alla carriera da professionista.

Sebbene il trampolino di lancio del suo percorso da poker pro sia stato rappresentato dalle partite online, Kurganov non disdegna affatto i tornei dal vivo, iniziando a farsi notare anche su questi palcoscenici a partire dal 2009. Non gli occorre molto tempo per raggiungere i primi tavoli finali all’European Poker Tour: nel 2011 cominciano a registrarsi risultati di un certo rilievo, con oltre mezzo milione di dollari complessivi conquistati grazie ai secondi posti all’EPT Grand Final a Madrid e all’EPT di Londra (città dove peraltro risiede attualmente). L’anno successivo arriva la prima grande vittoria con l’alloro conseguito a Monte Carlo, dove si aggiudica la bellezza di circa 1,5 milioni di dollari.

Kurganov mostra una certa propensione per i tornei ad alti stakes, mettendo la propria firma ai quattro angoli del pianeta, con successi in Australia, in Cina (più precisamente a Macao, dove si distingue per una vincita da un milione di dollari all’HK $1.000.000 No Limit Hold'em Main Event nel 2013), Las Vegas e altri risultati di tutto rispetto nel Vecchio Continente. In quegli anni si segnalano in particolare le prime partecipazioni alle World Series of Poker (con il “battesimo” avvenuto nel 2013, tramite un 11º posto a un evento di No-Limit Hold’em) e agli Aria Super High Rollers. Nel 2014 conquista la più grande vincita singola della carriera, con il terzo posto al €100.000 No-Limit Hold'em Eight Max dell’EPT Grand Final di Monte Carlo, che gli consegna un bottino di 1.561.116$. A marzo del 2014, inoltre, instaura una relazione affettiva con la giocatrice britannica Liv Boeree, che avrà un impatto fondamentale sulla sua vita professionale e non solo. Nel 2017, infatti, Kurganov si aggiudica, in coppia con la fidanzata, il primo - e ad oggi unico - braccialetto WSOP della sua bacheca (che fa il paio con l’anello WSOP-C conquistato al Bally High Roller nel marzo 2016), grazie alla vittoria nell’evento $10.000 No-Limit Hold'em Tag Team, riservato a squadre composte da 2-4 giocatori. Un paio di mesi più tardi, con un primo posto a Barcellona, arriva un bottino da 1,275 milioni di dollari, che a tutt’oggi risulta essere la sua ultima vincita singola a 7 cifre. L’ultima partecipazione ufficiale a un torneo di poker risale all’estate del 2020, in occasione delle World Series of Poker online. Nel corso della carriera si è portato a casa un totale di 18.706.719$ in tornei live: il giocatore più ricco di sempre nel suo paese, mentre a livello globale solo 36 poker pro hanno fatto meglio di lui nella storia.

Fiche

Vita personale

Come accennato in apertura, sono varie le attività di Kurganov anche lontano dalle sale da gioco. Igor condivide con Liv Boeree non soltanto una relazione di coppia, ma anche una spiccata inclinazione per la filantropia. Ai due, oltre che al giocatore tedesco Philipp Gruissem e allo svizzero Stefan Huber, si deve nel 2014 la fondazione della Raising for Effective Giving (REG), un’associazione benefica finanziata anche da una percentuale delle vincite dei poker pro che aderiscono all’iniziativa; vale la pena di notare come il verbo inglese “to raise” abbia il doppio significato di ‘rilanciare’ e di ‘raccogliere fondi’. Nel corso degli anni, questo progetto (che vede tra i suoi ambasciatori personaggi del calibro di Justin Bonomo) ha fruttato oltre 14 milioni di dollari per scopi caritatevoli. Si segnala anche che Igor e Liv hanno donato in beneficenza metà della vincita comune conquistata alle World Series of Poker del 2017. L’associazione promuove una visione razionale della filantropia ed è fortemente orientata verso criteri di trasparenza ed efficienza.

March 17, 2022
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Michael Kaplan è un giornalista di New York City, USA. Ha scritto molto sul gioco d'azzardo per pubblicazioni come Wired, Playboy, Cigar Aficionado, New York Post e New York Times. È autore di quattro libri tra cui Aces and Kings: Inside Stories e Million-Dollar Strategies from Poker's Greatest Players.

È noto per giocare un po 'quando il tempismo sembra giusto.

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Il ritorno dei Global Poker Awards: tutto il meglio del 2021

Al PokerGO Studio nell’Aria Resort and Casino di Las Vegas si sono dati appuntamento i principali volti dello scenario mondiale del poker, provenienti da 13 diversi paesi e pronti a prendere parte a uno degli eventi più eleganti del settore, giunto ormai alla sua terza edizione annuale. La serata di gala è stata condotta da Drea Renee e Jeff Platt, con quest’ultimo che ha subito accolto gli ospiti con un monologo di stampo umoristico. La suspense per l’attesa dell’assegnazione degli awards è stata smorzata nei giorni precedenti dall’anticipato annuncio di alcuni premi di significativa importanza, che hanno visto tra le vincitrici Veronica Brill e Maria Konnikova per i propri contributi al mondo del poker. La prima è stata insignita del GPA Charitative Initiative Award per l’impegno volto ad aiutare il giocatore disabile K.L. Cleeton ad accedere più facilmente alle World Series of Poker, mentre Konnikova è stata premiata col Global Poker Index’s Order of Merit in virtù del libro The biggest bluff, da lei scritto nel 2020. Questo testo, divenuto subito un grande successo, racconta il percorso dell’autrice attraverso l’apprendimento delle strategie di gioco da adottare nei tornei a grandi stakes, coadiuvato dall’intervento di vari professionisti di grande fama.

Un’altra importante categoria di riconoscimenti, quella relativa al “Player of the Year”, era stata di fatto già assegnata all’inizio del 2022 tramite un calcolo dei punti annuali conquistati dai vari giocatori in occasione dei tornei live. I quattro vincitori hanno quindi avuto finalmente la possibilità di ricevere dalle mani di Platt i premi ufficiali. Il GPI Poker Player of the Year e il PokerGO Tour Player of the Year sono andati ad Ali Imsirovic, americano di origini bosniache, protagonista di un’annata da urlo con la vittoria di 14 tornei high roller, 23 tavoli finali e circa 6 milioni di dollari vinti nel solo 2021. Il GPI Female POY e il GPI Mid-Major POY sono stati assegnati rispettivamente all’americana Nadya Magnus (che con una serie di piazzamenti a premio ha messo fine all’egemonia di Kristen Bicknell, regina incontrastata dal 2018) e all’azero David Mzareulov.

Poker

Il volto principale della serata è stato sicuramente quello di Imsirovic, che oltre ai due citati premi ha portato a casa anche quello di “avversario più duro” da affrontare ai tavoli da gioco: un riconoscimento non da poco, soprattutto se si considera che viene assegnato sulla base dei voti dei migliori 100 giocatori al mondo. Non poteva che essere entusiasta la reazione del vincitore, che sulla scorta della serata trionfale ha dichiarato di non aver mai pensato, neppure nei suoi sogni più sfrenati, di riuscire un giorno a vivere questo grande successo, descritto come surreale. 

Alcuni riconoscimenti sono stati assegnati in base alle opinioni degli appassionati, intervenuti quest’anno in numero superiore a 50.000. I fan hanno avuto voce in capitolo in particolare per il Fan’s Choice: Poker Personality, andato a Masato Yokosawa, il Fan’s Choice: Best Trophy, assegnato, postumo, a Mike Sexton e il Fan’s Choice: Best Hand, conferito all’incredibile fold di Doug Polk contro Phil Hellmuth all’High Stakes Poker. Vale la pena di fornire qualche informazione extra su quella che è stata giudicata come la mano più memorabile del 2021. Polk, specialista delle sfide testa a testa online, aveva appena ottenuto una grande vittoria contro Daniel Negreanu, prima di esordire all’High Stakes Poker. Qui affronta giocatori del calibro di Tom Dwan, Phil Ivey, Brandon Adams e Jason Koon. Polk parte con uno stack di 200.000$, ma il suo inizio di partita appare piuttosto in sordina. Sembra destinato a una prestazione piuttosto anonima, ma all’ultima mano di giornata succede l’incredibile. Si gioca con limiti di 200$/400$, con Hellmuth che in posizione di hijack rilancia a 1.100$, forte di un Qs-Th. James Bord vede in posizione di button con un 2c-2h, mentre Polk difende il big blind con Td-7c. Viene dunque scoperto il flop, composto da un intrigante Js-9s-8d. Polk e Hellmuth realizzano subito il progetto di scala, con quest’ultimo che si ritrova il punto più alto in mano. I due protagonisti si limitano dapprima a un semplice check, mentre Bord inizia ad aggiungere un po’ di pepe con una puntata da 2.000$. Polk risponde con un raise da 7.000$, suscitando un rilancio monster di Hellmuth, che sfodera un all-in del valore di 97.200$. Polk, fin lì piuttosto fiducioso per le ottime carte a disposizione, finisce preda di un dubbio amletico: vedere l’audace puntata dell’avversario o passare la mano col rischio di rimediare una grande figuraccia e una cocente delusione? Si arriva a uno scambio di battute serrato tra i due, con Hellmuth che prova a convincere Polk a rimanere in gioco, arrivando però a ottenere l’effetto indesiderato: nonostante chiunque al tavolo ritenga insensata la scelta di foldare, Polk giunge alla decisione più coraggiosa e azzeccata, concludendo la giornata con uno stack da 193.000$ e mettendo in atto una giocata destinata a rimanere impressa a lungo nella memoria degli appassionati di poker. 

Il premio per la miglior foto dell’anno è andato invece a Enrique Malfavon per aver immortalato il momento in cui Kevin Campbell realizza di essere stato eliminato al bubble nel Main Event delle World Series of Poker (qui il link alla foto vincitrice). Da segnalare anche il riconoscimento per la miglior prestazione a un tavolo finale assegnato ad Adam Friedman, che nel 2021 ha conquistato per la terza volta consecutiva l’evento WSOP $10.000 Dealer’s Choice, impedendo a Phil Hellmuth di ritoccare il record assoluto (che già gli appartiene) di 16 braccialetti WSOP.

Per finire, ecco uno sguardo finale agli altri vincitori della serata:

Award Vincitore
GPI Breakout Player Johan Guilbert
Poker ICON Mike Sexton
Industry Person of the Year Matt Savage
Tournament Director of the Year Paul Campbell – Aria
Best Event of the Year World Series of Poker – Main Event
Twitter Personality of the Year Jamie Kerstetter
Hendon Mob Award Kevin Mathers
Best Live Tournament Reporter Christian Zetzsche
Best Media Content – Video Remko Rinkema
Best Media Content – Written Lance Bradley
Best Streamer Benjamin Spragg
Best Vlogger Brad Owen
Best Podcast Poker in the Ears (James Hartigan, James Stapleton)
Best Broadcaster Jeff Platt (United States)


Appuntamento all’anno prossimo con la quarta edizione dei Global Poker Awards!

March 17, 2022
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Il rilancio di isolamento nel poker: tutto ciò che occorre sapere

Il raise di isolamento (o “iso-raise”) è una tecnica usata dai giocatori che vogliono incrementare il numero di mani disputate contro avversari deboli.

Tale giocata consiste nel rilanciare contro un limper nel pre-flop nel tentativo di creare una situazione di testa a testa.

Date un’occhiata all’intervista di Kara Scott con Martin Jacobson sul rilancio di isolamento:

Indice

Perché i limper sono avversari deboli

È un dato di fatto che la maggior parte dei bravi giocatori non fa open-limp (ossia l’apertura con un call) nel giro di scommesse pre-flop. Quanto detto vale soprattutto per la variante di poker più popolare in assoluto: il Texas Hold’em

Rilanciando all’inizio di una mano nel pre-flop, i giocatori si concedono le migliori chance di aggiudicarsi i bui senza trovare resistenza. Il limp non dà le stesse possibilità; chi effettua tale giocata prima del flop deve sempre arrivare almeno al punto di vedere il flop (o foldare prima contro un rilancio).

Ne consegue che, chiunque faccia open-limp, in genere trasmette l’idea di non essere un giocatore forte. 

Puntare i giocatori deboli

È sempre preferibile giocare il più possibile contro avversari deboli, dal momento che in genere si può generare un miglior tasso di vincita. È proprio in un simile scenario che entra in gioco la tecnica dell’iso-raise.

Rilanciando contro i limper nel pre-flop, si spera che vinciate subito il pot o che vi “isoliate” in un testa a testa contro un giocatore più debole. Limitandovi a fare call contro il limp (over-limp), invitate gli avversari a starvi col fiato sul collo, impedendovi di giocare a tu per tu contro lo sfidante più debole.

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Il range dell’iso-raise a seconda della posizione

Gran parte dei range pre-flop dovrebbe tenere in conto sia la posizione dell’avversario sia quella propria. Presumibilmente, uno sfidante che entra nel piatto da una early position è più forte rispetto a un avversario che faccia lo stesso da una late position

Quanto detto non si applica normalmente agli open-limper, poiché qualsiasi giocatore abbastanza mediocre da fare open-limp prima del flop, in genere, non terrà conto della propria posizione. Pertanto, nel costruire i range pre-flop, occorre avere a mente la propria collocazione al tavolo e non quella dell’avversario.

Ci sono in particolare due variabili fondamentali da considerare al momento di determinare l’ampiezza di un range standard per l’iso-raise:

  1. Quanti giocatori effettueranno la propria mossa dopo di voi?
  2. Sarete in o fuori posizione al momento del call avversario?

Se ci sono tanti giocatori pronti ad agire dopo di voi (ovvero se siete in un’early position), vi conviene restringere il range di iso-raise. Lo stesso discorso vale laddove vi aspettiate di essere fuori posizione sul call avversario.

Vediamo insieme come implementare al meglio questi concetti nei vari range predefiniti per gli iso-raise. Partiremo dal presupposto che stiate partecipando a un cash game da sei giocatori con 100bb di stack effettivi. 

Iso-raise dal BTN

Iso-Raising from the BTN

 

Il BTN rappresenta in genere una delle migliori posizioni da cui fare raise di isolamento, per cui potrete sfruttare un range piuttosto ampio. Avrete soltanto due avversari dopo di voi, pertanto avrete la certezza di essere in posizione in caso di call.

Di norma la puntata standard per un iso-raise in posizione è pari a 4bb. 

Iso-raise dal CO

Iso-Raising from the BTN

 

Dovrebbe apparire piuttosto chiaro che il range consigliato per un iso-raise dal CO è sensibilmente più ristretto di quanto avviene dal BTN. Anche se sarete in posizione in caso di call da parte del limper, avrete tre avversari pronti ad agire dopo di voi, uno dei quali (il BTN) sarà in posizione rispetto a voi. 

Vale la pena di notare che i range di iso-raise sono in genere sbilanciati verso l’equity grezza. Pertanto tenderete a fare iso-raise con carte come K6s anziché 65s. 

Iso-raise dall’MP

Iso-Raising from MP

 

Avendo quattro avversari dopo di voi, è bene avere una certa prudenza in questa posizione. L’ideale sarà sempre quello di isolarvi contro i giocatori più deboli laddove possibile, ma ci dovrà essere un limite all’ampiezza del vostro range.

Il motivo non sta tanto nel range del limp-caller, quanto piuttosto nella numerosa presenza di avversari che potrebbero rispondere alla vostra giocata con un cold call o uno squeeze. 

Iso-raise dall’SB

Iso-Raising from SB

 

Si potrebbe immaginare che il range di iso-raise dell’SB debba essere più ampio rispetto a quello del BTN, ma c’è un problema di fondo: l’SB ha la certezza di ritrovarsi fuori posizione nel post-flop, il che rappresenta uno svantaggio non da poco.

Il vostro range per l’iso-raise andrà quindi ristretto. La puntata standard per un iso-raise fuori posizione è di solito pari a 5bb.

Inoltre, vale la pena di tenere a mente che il solo fatto di non effettuare un iso-raise non implica che dobbiate necessariamente foldare: infatti conviene provare a giocare fino al 70% delle mani in posizione di SB quando affrontate un open-limp.

A molti viene insegnato di non limpare mai in posizione di SB, ma i giocatori forti sanno che questa in realtà può essere una valida opzione per migliorare il proprio tasso di vincita, se usata correttamente. Si può pensare di completare il seguente range in posizione di SB quando si affronta un open-limp.

Iso-Raising from SB 2

 

Iso-raise dal grande buio

I range per fare i giusti iso-raise dal grande buio cambiano a seconda che il limper sia in posizione di small blind o meno. In caso affermativo, chiunque effettui un iso-raise dal grande buio avrà il vantaggio della posizione nel post-flop.

In caso contrario, il big blind sarà fuori posizione sul call avversario. Di conseguenza è bene avere a disposizione due diverse strategie di iso-raise, a seconda che siate in posizione o meno.

Iso-Raising from the Big Blind

 

Cominciamo dal range per fare iso-raise dal grande buio: occorre notare che tale range sarà piuttosto ristretto, analogamente a quello dallo small blind. Ci sono infatti due motivi per cui non serve giocare aggressivamente da questa posizione:

1. Sarete fuori posizione nel post-flop.
2. Anche senza fare iso-raise, riuscirete comunque a vedere il flop dopo aver fatto check.

 

Iso-Raising from the Big Blind 2

 

La situazione di BB vs SB rappresenta uno scenario molto interessante per un iso-raise, dal momento che avete la certezza di essere in posizione dopo il flop, senza che alcun avversario possa rispondere con un cold-call o una 3-bet.

Adattamenti ai range predefiniti

I range fin qui discussi sono un semplice punto di riferimento. A seconda dell’open-limper in questione è possibile apportare qualche modifica.

Ecco alcuni esempi: 

L’avversario folda troppo spesso in risposta agli iso-raise, per cui ampliate il vostro range.

  • L’avversario tende a fare limp-raise, quindi restringete il vostro range di iso-raise.
  • L’avversario ha un basso stack, per cui evitate di fare iso-raise su alcune delle mani più speculative.
  • L’avversario fa spessissimo fold in risposta alle c-bet, quindi allargate il vostro range di iso-raise.


Vale inoltre la pena di notare che gli iso-raise appena discussi sono strettamente legati al format della partita, che nel nostro caso prevede un cash game di No Limit Hold’em con sei partecipanti e 100bb di stack effettivi.

Il range per gli iso-raise può variare a seconda delle regole di gioco, anche se molti principi generali rimangono gli stessi. 

Adattarsi ai gruppi di limper

Alle volte potrà capitarvi che due o più avversari facciano limp uno dietro l’altro.

Come bisogna reagire in queste situazioni?

In tali casi non è necessario apportare grandi modifiche ai range per l’iso-raise, sebbene sia una buona idea aumentare in parte le dimensioni del rilancio.

Formula da utilizzare in posizione: 4bb + 1bb per ogni limper aggiuntivo.
Formula da utilizzare fuori posizione: 5bb + 1bb per ogni limper aggiuntivo.

Di conseguenza, il dimensionamento standard da applicare in posizione quando affrontate due limper sarà di 5bb, mentre in caso siate fuori posizione dovrà essere di 6bb. 

È opportuno restringere leggermente i range quando si fronteggiano vari limper, ma senza esagerare. 

Qualche considerazione sulle c-bet

Alcuni studi sulla frequenza media dei fold sul flop a seguito di un limp/call sul pre-flop mostrano che il limp-caller medio tende a foldare troppo spesso dinanzi a una continuation bet. Pertanto, nel fare un iso-raise, sarà in genere una buona idea effettuare una c-bet piuttosto aggressiva.

In linea di massima vi conviene sempre fare una c-bet, a meno che non abbiate un buon motivo per fare altrimenti. Perfino le mani deboli possono spesso rappresentare una buona c-bet, soprattutto se siete in posizione.

Le statistiche suggeriscono che il limp-caller medio foldi attorno al 50% delle occasioni in cui affronta delle c-bet fuori posizione.

Adattamenti al dimensionamento standard

Dal momento che gli iso-raise vengono in genere effettuati contro gli avversari deboli, non dovete preoccuparvi troppo di contenere le dimensioni delle giocate. Se ad esempio avete una mano di valore premium e sentite di poter rilanciare in modo più sostanzioso, è bene che procediate in questo modo.

Alcuni tipi di giocatori particolarmente “esplosivi” sono noti per l’abitudine di vedere degli iso-raise di 20bb (o più). Se affrontate degli avversari che amano questo tipo di giocate dopo il limp, non sarà una grande idea fare un semplice iso-raise a 5bb con una mano AA.

D’altra parte, gli iso-raise effettuati con delle mani speculative (in particolare contro gli avversari con stack corti) funzionano in genere meglio se si riducono leggermente le dimensioni della giocata standard. 

È importante essere flessibili e imparare a pensare fuori dagli schemi, anziché ostinarsi a seguire le solite indicazioni standard sulle proporzioni degli iso-raise.

March 17, 2022
Timothy Allin
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Timothy "Ch0r0r0" Allin è un giocatore professionista, coach e autore. Ha iniziato a giocare nel 2006, partendo da zero e aumentando il suo bankroll online in maniera costante senza mai depositare alcun dollaro. Dopo aver partecipato (e vinto) ad alcune tra le manifestazioni più prestigiose, ora condivide le sue esperienze e opinioni sul magazine di 888poker.

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Come usare i grafici dell’equity nel poker

L’equity nel poker è un concetto che si riferisce alla porzione di piatto che dovrebbe/potrebbe essere tua in base alla probabilità di vincere la mano in un determinato momento, che sia pre-flop, flop, turn o river.

Per farla semplice, di solito indica la percentuale di probabilità di vincere una mano che avrai in un dato momento.

Questa formula può essere calcolata in uno qualsiasi di questi tre modi.

  1. Mano contro mano
  2. Mano contro range
  3. Range contro range

Sommario

Calcolatori e software di equity

Negli ultimi anni, software e tecnologia sono notevolmente migliorati permettendo ai giocatori di velocizzare i propri studi e di imparare più rapidamente pro e contro della strategia del poker.

Ecco una lista di vari programmi e risorse utili per calcolare l’equity:

  • Equilab: questo programma è stato uno di pionieri nei calcoli dell’equity. Non è più supportato dal suo sviluppatore originale, ma un suo download è ancora rintracciabile con una ricerca su Google. Funziona solo su Windows.
  • Tracking Software: software come PokerTracker4 non solo assistono i giocatori nella visualizzazione delle statistiche, proprie e degli avversari, ma possono avere anche i propri calcolatori dell’equity proprietari.
  • 888poker Odds Calculator: se sul tuo computer non hai nessun software di poker che ti assiste nei calcoli dell’equity, il sito 888poker mette a disposizione di tutti un calcolatore dell’equity gratuito
  • Flopzilla: programma che propone una grandissima profondità di calcolo delle equity contro il tuo avversario durante una mano. Inserire il range del tuo avversario e poi vedere come le varie mani del suo range si distribuiscono in diverse categorie di mani fatte (ad es. scala, tris, coppia, progetti, ecc.) serve per avere una serie dinamica di informazioni, da usare anche per fare pratica nello studio lontano dai tavoli. Funziona solo su Windows
  • PokerCruncher: se Flopzilla ti sembra interessante, ma sei un utente Mac, non temere! Nell’App Store troverai un programma abbastanza simile, chiamato PokerCruncher.
  • Applicazioni per smartphone: sono troppe da elencare, ma esiste un’ampia gamma di app per smartphone che ti assistono nei calcoli dell’equity durante il gioco o nello studio.

Grafici dell’equity nel poker: scenari comuni PRE-FLOP

Il seguente grafico indica le equity pre-flop di vari abbinamenti di mani quando due giocatori vedono un flop in heads-up nel Texas Hold’em.

Grafico pre-flop

A proposito delle equity pre-flop e del precedente grafico, bisogna notare alcune cose:

  • Nessuna mano ha mai lo 0% di equity prima del flop
  • Non devi sempre vedere un flop solo perché potresti avere delle pot odds decenti per farlo. Spesso sarà difficile renderti pienamente conto dell’equity della tua mano quando sei fuori posizione, ad esempio in SB o BB.
  • Ricorda che anche se è giusto memorizzare il grafico precedente e conoscerlo come il dorso della tua mano (per le equity mano contro mano in pre-flop), è essenziale calcolare le tue equity pre-flop contro il RANGE di mani che potresti affrontare, invece che contro una mano particolare. Una volta capito come si comporta la tua mano contro il range di mani del tuo avversario, potrai allora agire di conseguenza, relativamente alla tua posizione e a quella del tuo avversario.

Grafici dell’equity nel poker: scenari comuni POST-FLOP

Il seguente grafico indica le equity per gli abbinamenti di mani fatte comuni dopo il flop:

Grafico post flop 
 

La meccanica della regola del 2 e del 4       

Nel poker, quando hai qualche tipo di progetto, è fondamentale riuscire a calcolare la tua equity approssimata nella mano. La regola del 2 e del 4 aiuta i giocatori in questo calcolo con relativa facilità e con una precisione piuttosto buona.

NOTA: è fondamentale capire che un “out” è una carta che migliorerà la forza della tua mano. Ad esempio, se hai quattro carte a colore, allora avrai 9 “outs” per completare il tuo colore, dato che ci sono 13 carte di ogni seme in un mazzo standard da 52 carte da gioco.

Questa “regola” dice che quando sei al flop, devi moltiplicare il numero di outs che hai per 4 al fine di ottenere una buona approssimazione della tua equity (nota che questo calcolo tiene conto delle carte che devono ancora uscire al turn e al river). Al turn (quando manca solo il river) si può fare lo stesso moltiplicando il numero di outs per 2.

La regola del 2 e del 4: cose da ricordare

I tuoi outs potrebbero non essere sempre “puliti”. Ad esempio, se hai un progetto di scala bilaterale con un board di 2 semi, è possibile che 2 dei tuoi 8 outs facciano fare colore al tuo avversario.

Per tenerne conto, si deve ridurre il numero di outs di 0,5 o di 1, e calcolare l’equity di conseguenza.

Ovviamente, come vedrai dal seguente grafico, la regola del 2 e del 4 non è precisissima, ma ti permette di ottenere un’approssimazione molto buona dell’equity della tua mano.

Grafico sulle probabilità nel poker: outs ed equity (grafico dell’equity nel poker)

Outs e equity 
 

E poi? Pot odds e fold equity

Dopo avere calcolato la tua equity, sarà essenziale collegarla ad altri elementi della mano per sapere come procedere.

Due di questi sono “pot odds” e “fold equity”.

  • Pot odds: si riferisce all’entità della puntata che devi fare per vedere la successiva street in una mano. Se hai un’equity del 25% e il tuo avversario fa una scommessa pari alla metà del piatto, allora ottieni l’ammontare preciso da puntare per pareggiare (dato che ottieni odds di 3 a 1). Se ti rendi conto che le odds ottenute non sono espresse correttamente, allora puoi fare una call vantaggiosa basandoti sulle implied odds (la possibilità di vincere più denaro in street future). Invece di vedere, potresti anche scegliere di rilanciare, se pensi che ci sia una buona possibilità che il tuo avversario passerà; il che ci porta al prossimo concetto.
  • Fold equity: è l’equity che ottieni in una mano ogni volta che riesci a far passare un avversario, e l’impatto che questo concetto può avere è dirompente! Immagina di avere 87s e che il tuo avversario abbia AJ. Al flop escono 5-5-4. Tu punti e il tuo avversario vede con Ace-high e due overcard. Il turn dà un 9. Tu punti di nuovo (come semi-bluff) e questa volta il tuo avversario passa e lascia andare il suo Ace-high. In questo caso sei riuscito a fare passare una mano che aveva un’equity incredibile del 77% contro di te! Ogni volta che riesci a far passare una mano migliore della tua, la cosa ha un impatto fortissimo sul tuo tasso di vincita e sulla tua capacità di incrementare il tuo stack. Ciò detto, non tentare troppo spesso di puntare in modo imprudente per fare passare SEMPRE i tuoi avversari. Ricorda però che l’aggressività (puntate e rilanci) ti aiuterà a diventare un giocatore vincente. La fold equity che riesci a ottenere da giocate aggressive come questa annienta i giocatori passivi che fanno check più spesso o che vedono semplicemente.

In conclusione

Attraverso la comprensione del concetto di equity nel poker, e facendo molta pratica, il tuo studio lontano dai tavoli ti premierà con il successo nelle partite. I complessi calcoli matematici e i concetti vincenti fondamentali del calcolo dell’equity diventeranno la tua seconda natura, dandoti così un’idea migliore di come procedere in una mano attraverso qualsiasi numero di scenari diversi.

Assicurati di studiare i grafici precedenti fino ad assorbirne le informazioni contenute, e avrai una solida conoscenza dei calcoli di equity mano contro range.

March 17, 2022
Matthew Cluff
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Matthew Cluff è un giocatore di poker specializzato nelle partite 6-Max No Limit Hold’em. Inoltre si occupa regolarmente di contenuti di poker online per vari siti.

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Sette modi di usare le statistiche del poker

Si dice spesso che una buona strategia di poker prevede un misto di:

  • Teoria del gioco
  • Probabilità
  • Psicologia
  • Statistica

Ma quanto incide realmente la statistica nella mentalità di un giocatore?

I giocatori possono usare le statistiche del poker per adattare il proprio gioco e migliorare le proprie abilità. In questo articolo imparerai a capire e usare le statistiche in base ai seguenti argomenti.

Prenderemo in considerazione 7 modi in cui usare le statistiche applicate nel mondo del poker.

1. Probabilità di realizzare una mano

I giocatori di poker fanno sempre stime sulla probabilità che una determinata mano si realizzi; queste si basano sul numero degli “outs” potenziali rimasti nel mazzo.

Ad esempio, nell’Hold’em, se hai un progetto di colore al flop, si realizzerà al river il 36% circa delle volte. Il calcolo all’istante di questi valori è più una questione di probabilità che non di statistica del poker.

Quando i giocatori cercano di memorizzare in anticipo valori importanti en masse, allora si rientra nel ramo della statistica del poker.

I giocatori esperti memorizzano numeri calcolati in anticipo piuttosto che tentare di calcolare dei valori in corso.

Ecco un esempio di un insieme di statistiche del poker con le quali un giocatore dovrebbe puntare a familiarizzare.

Il seguente grafico mostra le probabilità di realizzare una mano nell’Hold’em, in base al numero di outs e alla street in corso.

Le possibilità di chiudere una mano

Possibilità di realizzare una mano nell’Hold’em

Tutti questi numeri sono ovviamente calcolabili con tecniche che rientrano nell’ambito delle probabilità.

Ma calcolare i valori a mano in corso fa perdere tempo prezioso, e molti giocatori preferiscono “conoscere e basta” questi valori essenziali.

Probabilità di realizzare una mano – Statistiche essenziali

Le chance di chiudere una mano

Realizzare progetti specifici al river

  1. Completare al river un progetto di colore uscito al flop: 35% 
    Un progetto di colore al flop si realizza al river circa il 35% delle volte. La metà, supponendo di vedere solo il turn

    Ricordare le statistiche che riguardano il completamento dei vari tipi di mano è senz’altro meglio che non tentare di fare calcoli a mano in corso.
     
  2. Completare al river un progetto di scala bilaterale uscito al flop: 31,5%
    Un progetto di scala bilaterale (open-ended-straight-draw, oesd) al flop si realizza al river circa il 31,5% delle volte. Analogamente al punto precedente, si suppone che vediamo sia turn che river
  3. Completare al river un progetto di scala a incastro uscito al flop: 16,5%
    Un gutshot (progetto di scala a incastro) al flop si realizza al river circa il 16,5% delle volte.
  1. Fare un tris al flop dopo avere giocato una pocket pair in preflop: 11,8%
    Quando giochiamo le pocket pair in pre-flop otterremo un tris al flop l’11,8% delle volte circa. Questa statistica può aiutarci a decidere se conviene fare set-mining

Prova qui il poker odds calculator di 888poker

2. Pot odds e punti di pareggio

Anche le “pot odds” e i “punti di pareggio” si possono calcolare all’istante usando le probabilità. Di nuovo, molti giocatori scelgono di memorizzare i seguenti valori fondamentali.

Pot odds e break-even

Il grafico precedente può creare confusione a chi non ha le basi di teoria del poker.

Ecco una rapida spiegazione:

  1. Equity necessaria per vedere – Conosciuta anche come “pot odds”. Le pot odds sono diverse dalle “probabilità di realizzazione” illustrate nella prima applicazione delle statistiche nel poker. Le “pot odds”, quando espresse in percentuale, indicano la percentuale del totale del piatto che investiremmo in una call

    Questo numero corrisponde all’ammontare di pot equity necessaria per pareggiare una call quando chiudiamo l’azione.

    Ad esempio, secondo il grafico precedente, se il nostro avversario facesse una puntata del 50% del piatto, investiremmo il 25% del piatto totale vedendo. 

    Supponendo che stiamo chiudendo l’azione, per pareggiare ci servirebbe almeno il 25% di pot equity
  2. Punto di pareggio del bluff – Questo valore ci mostra che la frequenza di bluff (su un dato ammontare di puntata) necessaria a vincere il piatto è direttamente redditizia (ignorando qualsiasi pot equity).

    Ad esempio, una puntata del 50% del piatto dovrebbe vincere il piatto il 33,33% delle volte per essere direttamente redditizia.

    Tutti questi valori sono calcolabili al momento con le probabilità. Ma i giocatori più seri preferiscono l’approccio basato sulla memorizzazione di tutti i valori fondamentali.

Pot odds e punti di pareggio. Statistiche essenziali

Il prossimo grafico mostra le nostre pot odds (in percentuale) rispetto a grandezze standard di puntate:

Grandezza della puntata (%) Pot Odds (%)
20 14.29
25 16.67
33 19.88
40 22.22
50 25.00
60 27.27
66 28.45
70 29.17
75 30.00
80 30.77
100 33.33
150 37.50
200 40.00
  • Equity necessaria per vedere di fronte a una puntata da metà piatto al river: 25%
    Quando ci troviamo davanti a una puntata da metà piatto, dobbiamo vincere più del 25% delle volte per vedere con profitto. È meglio ricordare queste statistiche di base piuttosto che provare a calcolarle sul momento.
  • Equity necessaria per vedere dinanzi a una puntata della dimensione del piatto: 33%
    Dobbiamo vincere più del 33% delle volte dinanzi a una puntata della dimensione del piatto. Dal momento che ci sono già fiches nel piatto, non dobbiamo essere favoriti per vedere
  • Punto di pareggio su un bluff con puntata da metà piatto: 33%
    Quando bluffiamo con una puntata da metà piatto, essa è direttamente redditizia se il nostro avversario passa più del 33% delle volte. Se riteniamo che il nostro avversario stia passando molto più spesso, potrebbe valere la pena puntare con qualsiasi coppia di carte. 
  • Punto di pareggio su un bluff con una puntata della dimensione del piatto: 50%
    Un bluff con una puntata della dimensione del piatto deve funzionare più del 50% delle volte per essere redditizio. 

3. Statistiche e analisi dei database

Generalmente, i giocatori di poker online tengono traccia delle proprie mani usando un software di poker tracking. Si tratta di un software che memorizza ogni mano giocata e inserisce i dati per mostrare statistiche essenziali, quali “numero di mani giocate” e “tasso di vincita complessivo”.

Ecco una formula per calcolare il tuo ROI per i tornei:

La formula

Calcolare il tasso di vincita per i tornei

Il software di tracking offre centinaia di statistiche con informazioni su aspetti particolari dello stile di un giocatore, ad esempio:

  • Quanto spesso un giocatore punta una continuation bet a ogni street.
  • Quanto spesso un giocatore passa dinanzi a una continuation bet a ogni street.
  • Quanto spesso un giocatore 3betta in pre-flop.
  • Quanto spesso un giocatore passa dinanzi a 3bet in pre-flop
  • Quanto speso un giocatore rilancia il flop

In effetti, è possibile tracciare praticamente qualsiasi situazione concepibile, e inoltre molti poker tracker permettono di creare statistiche personalizzate.

I giocatori seri dedicano molto tempo allo studio accurato delle loro svariate statistiche e confrontano i propri risultati con le statistiche dei giocatori che vincono molto. È un ottimo modo per scoprire i propri punti deboli, e consente di analizzare rapidamente un campione esauriente di mani.

Molti giocatori di poker hanno una pratica diretta dei database di statistica. Li usano per esaminare le debolezze applicando una serie di filtri

Statistiche e analisi dei database – Statistiche essenziali

  1. VPIP
    VPIP significa ‘voluntarily put in pot’ e descrive la percentuale di mani iniziali da noi giocate. Normalmente, dovremmo aspettarci che il nostro VPIP sia tra il 20 e il 28% nel No-Limit Hold’em 6-max.
  2. PFR
    PFR significa ‘preflop raiser’. Descrive la percentuale di mani iniziali che rilanciamo in pre-flop. Un PFR normale dovrebbe essere tra il 16 e il 23% nel No-Limit Hold’em 6-max..
  3. Preflop 3bet
    Una preflop 3bet è un controrilancio a una open-raise nel giro di puntate pre-flop. In molte situazioni 3bettare contro un’open-raise potrebbe esser più redditizio che vedere. Di solito, i regular vincenti ai tavoli 6max hanno una statistica 3bet tra 7 e il 9%.
  1. Cold-call
    Una cold-call in pre-flop è quando passiamo davanti a un’open-raise in pre-flop. Anche se abbiamo la possibilità di 3bettare, fare cold-call resta comunque una parte integrante di una buona strategia. I regular vincenti nel 6 max hanno una tipica statistica cold-call di circa 12%.

Scopri altri modi per migliorare il tuo poker
 

4. Statistiche e analisi di Villain

Se possiamo analizzare i nostri dati, dobbiamo decisamente analizzare quelli del nostro avversario.

Possiamo studiare le sue statistiche in modo molto simile a come facciamo con le nostre. Ma in questo caso con uno scopo diverso.

Cerchiamo le debolezze da sfruttare nel suo stile di gioco.

Ecco un grafico delle caratteristiche del nostro avversario che potremmo affrontare:

Analisi del Villain

Usare le tipologie di Villain come statistica

Per i giocatori online è normale visualizzare le statistiche riguardanti gli avversari in tempo reale. Essi usano una finestra in sovrimpressione nota come HUD (heads up display). L’impiego di statistiche precise è un fattore cruciale per mantenere il tasso di vincita più alto possibile.

Generalmente, le opinioni sull’impiego dell’HUD sono discordanti. Alcuni giocatori useranno un HUD, mentre altri non lo faranno. Ciò darà un ovvio vantaggio potenziale ai giocatori che lo usano rispetto a chi non lo usa.

E la cosa si è rivelata un problema per alcune poker room: giocatori forti che distruggono troppo velocemente i giocatori deboli possono portare a un’ecologia pokeristica debole e non-sostenibile. Alcune sale cercano di limitare l’impiego di HUD a formati specifici o anche di bandirlo del tutto.

Come si comporta il Villain?

Statistiche e analisi di Villain – Statistiche essenziali

  1. Fold to Cbet
    Passare dinanzi a una continuation bet. Normalmente 40% circa. Se significativamente maggiore possiamo iniziare a cbettare in modo super aggressivo
  2. Fold to 3bet
    Passare dinanzi a una 3bet in pre-flop. Normalmente 50-60% circa. Se significativamente maggiore possiamo iniziare a bluffare 3bettando in molti pre-flop.
  3. Fold to Steal
    Passare di fronte a un open-raise da button, cutoff o small-blind. Normalmente tra il 60 e il 70%. Se il nostro avversario passa di più dovremmo cercare di fare open-raise in modo più aggressivo quando è dopo di noi.
  1. Raise vs Flop Cbet
    Rilanciare dinanzi a una cbet al flop. Normalmente tra l’8 e il 12%. Se il nostro avversario rilancia meno di così, possiamo iniziare a fare grandi laydown dinanzi a rilanci al flop.

5. Statistiche e analisi della popolazione

Il temine “analisi della popolazione” descrive la tecnica di analizzare le statistiche medie per l’intera popolazione di determinate poker-room, limiti o reti.

Questa materia è simile all’“analisi di Villain” con una differenza fondamentale.

Non analizza avversari singoli.

Cerca invece di capitalizzare sugli errori di un giocatore medio. Si tratta di dati utili per giocare contro avversari sconosciuti. Possiamo supporre che la strategia di uno sconosciuto rifletta generalmente gli errori tipici di una popolazione (in media).

Le tecniche di analisi della popolazione sono particolarmente utili in ambienti di gioco anonimi (dove i nomi utente di tutti i giocatori sono nascosti).

Una volta si credeva (un po’ ingenuamente, ripensandoci) che il poker exploitativo non fosse possibile in queste situazioni. L’unico approccio consisteva nel provare a impiegare un’approssimazione di strategia corretta di game theory.

Con l’analisi della popolazione possiamo giocare un poker exploitativo in ambienti anonimi esaminando le tendenze generali dell’intera popolazione.

Statistiche e analisi della popolazione – Statistiche essenziali

  1. Fold to flop float bet.
    Una float bet è una puntata contro una cbet mancata quando si è in posizione. Molti gruppi di giocatori passano troppo spesso dopo avere fatto open-raise da fuori posizione e poi avere fatto check al flop.
  2. Fold  to delayed cbet.
    Si ha una cbet ritardata quando un giocatore non fa una continuation bet al flop ma poi la fa al turn. Molti gruppi di giocatori passano fin troppo spesso contro cbet ritardate.
  3. Fold to turn probe bet.
    Una probe bet è una puntata fatta contro una cbet mancata da fuori posizione. Molti giocatori passano troppo spesso contro una prima puntata al turn dopo aver fatto open-raise in posizione e poi check al flop.
  1. Fold to stop and go.
    Il termine ‘stop and go’ descrive una sequenza puntata-check-puntata (ad es., puntata al flop, check al turn e puntata al river). Molti giocatori passano troppo spesso contro una sequenza di stop and go.

6. Statistiche nel gioco GTO

GTO significa “game theory optimal” ed è un termine impiegato per descrivere una partita di poker perfetta o teoricamente corretta.

Sfortunatamente, il poker GTO è estremamente complesso. Si pensa spesso che, anche se sapessimo come sarebbe (cosa che non sappiamo, non del tutto), una strategia di poker GTO sarebbe comunque così complicata che soltanto una macchina potrebbe seguirla.

Naturalmente, bisogna prendere in considerazione un sacco di dati, ed è qui che entra in gioco la statistica. I solver per la GTO sono strumenti che effettuano calcoli approssimativi di strategia GTO. Di solito ci permettono di estrarre dati in formato di database (ad es. un documento excel).

Questo grafico mostra le mani giocabili in pre-flop con GTO da parte di un principiante:

Grafico GTO

Mani giocabili in pre-flop con GTO da un principiante

Mani giocabili da un principiante

I giocatori che cercano di sviluppare attivamente strategie GTO archiviano spesso una grande quantità di informazioni in questi formati.

Quindi esamineranno periodicamente queste informazioni per ripassare le diverse frequenze e strategie consigliate dal loro solver per la GTO.

Statistiche nel gioco GTO – Concetti essenziali

  1. Albero di gioco
    Un albero di gioco è una mappa di tutte le possibili azioni che potrebbero verificarsi durante una mano di poker. Serve a calcolare le strategie GTO. Data la natura complessa del poker, gli alberi di gioco sono estremamente semplificati rispetto al poker reale.
  2. Strategia mista
    Le soluzioni di game theory per il poker implicano spesso il compimento di più di un’azione con la stessa mano. Ad esempio, spesso le coppie al flop dovrebbero vedere con una certa frequenza, ma anche rilanciare. Il concetto di compiere più di un’azione con la stessa mano è definito ‘strategia mista’’.
  3. Vantaggio di range
    Quando il range di mani di un giocatore supera un range di mani di un secondo giocatore, si dice che egli ha un ‘vantaggio di range’.
  1. Pre-flop Solve

    Molti solver per la GTO non tengono conto delle situazioni pre-flop per evitare che l’albero di gioco si allarghi troppo. La ricerca di una soluzione che includa i giri di puntate pre-flop implica l’impiego di una grande quantità di risorse di un sistema (soprattutto RAM). Questo procedimento è indicato come ‘preflop solve’. Spesso i pre-flop solve sono avviati usando cloud computing piuttosto che sistemi locali.

    Scopri qui la guida da principianti per la GTO

7. Statistiche generali 

Nel complesso, le statistiche generali sui dati demografici del poker ci permettono di generare previsioni realistiche quando giochiamo a poker online.

Ad esempio, si citano spesso le seguenti statistiche (potenzialmente non verificate).

  • Il 5% dei giocatori di poker sono giocatori vincenti.
  • Meno dell’1% riesce a guadagnare tantissimi soldi.

Si possono ottenere valori più specifici riesaminando i dati di reti particolari. Fatta questa premessa, resta il fatto che la maggioranza dei giocatori di poker finisce col perdere soldi.

Ma ciò non vuol dire che a poker non si possa mai vincere; evidenzia solo il concetto che prima di aspettarci dei guadagni costanti, è necessario un po’ di duro lavoro.

Statistiche generali – Concetti essenziali

Matematica di base
Per sfruttare appieno la forza della statistica nel nostro stile di gioco, dobbiamo conoscere un po’ di concetti base di matematica. In particolare, dovremmo destreggiarci con disinvoltura tra frazioni, percentuali, decimali e rapporti. 

Probabilità di base
Una teoria base della probabilità prevede che si sappia calcolare la probabilità di due eventi consecutivi (ad esempio, quanto spesso passeranno i due blind se facciamo open-raise dal button). Sono molti i tutorial online che insegnano la probabilità di base.

Permutazioni e combinazioni

Permutazioni e combinazioni sono il ramo della probabilità che ci aiuta a risolvere problemi statistici leggermente più complessi. Ad esempio, le combinazioni possono essere usate per dirci che ci sono 22.100 flop diversi nel No Limit Hold’em. Sull’argomento esistono molti tutorial online.

Ecco alcune probabilità/percentuali base per mani con un massimo di 13 outs dal flop al turn e dal turn al river:

Permutazioni e combinazioni

Probabilità/percentuali base per mani da flop a turn e da turn a river

Le statistiche e tu

L’elenco precedente non è esaustivo. Ci sono un sacco di altri modi con cui applicare il ramo matematico della statistica al mondo del poker.

E, anche se non è un requisito indispensabile, molti giocatori di successo si interessano di statistica; sono consapevoli di quanto sia fondamentale per definire delle strategie solide.

March 17, 2022
Timothy Allin
Body

Timothy "Ch0r0r0" Allin è un giocatore professionista, coach e autore. Ha iniziato a giocare nel 2006, partendo da zero e aumentando il suo bankroll online in maniera costante senza mai depositare alcun dollaro. Dopo aver partecipato (e vinto) ad alcune tra le manifestazioni più prestigiose, ora condivide le sue esperienze e opinioni sul magazine di 888poker.

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Avversari tight-aggressive: impara a identificarli e a sfruttarli

I giocatori di poker possono essere divisi in varie categorie di stili di gioco.

Tra queste, la principale è senza dubbio quella di tight-aggressive player – abbreviata in “TAG”.

In questo articolo, esamineremo:

  • Cos’è esattamente un giocatore tight-aggressive.
  • Come riconoscerlo.
  • Le sue classiche mani iniziali.
  • Differenza con un loose-aggressive player (LAG)
  • Come lo si può sfruttare

Definizione di tight-aggressive

Semplificando, un giocatore tight-aggressive è quello che tende a giocare pochissime mani iniziali. Di solito, quando decide di giocare una mano lo fa in maniera aggressiva. Non gli piace vedere con le sue mani forti; piuttosto punta o rilancia per mandare via gli avversari o far loro pagare un prezzo enorme per vedere altre carte.

Questo stile di gioco è diverso da quello di un “rock”, o “nit”, che tende a giocare un range pre-flop ancora più ridotto (soprattutto da late position), e non ha l’aggressività di un tipico giocatore tight-aggressive. 

Riconoscere i giocatori tight-aggressive

Il metodo più semplice e sicuro per riconoscere un giocatore tight-aggressive consiste nell’osservare quante mani gioca e quanto aggressivamente lo fa. Se dopo un paio di giri completi un avversario ha giocato solo il 15-20% delle mani, di solito rilanciando o 3-bettando, allora stai affrontando quasi sicuramente un giocatore tight-aggressive.

Puoi confermare questa impressione osservando qualsiasi mano che viene mostrata o altrimenti esposta. Se molte tra queste sono mani iniziali molto forti, puoi concludere che i tuoi sospetti erano motivati.

Potresti riuscire a riconoscere gli avversari tight-aggressive anche senza aspettare due giri completi. Esistono altre “caratteristiche secondarie” tipiche dei giocatori tight-aggressive. Tendono a tenere le proprie fiches in pile regolari da 20. A volte allineando le strisce sui bordi.

Fiches allineate?

Fisicamente, puntano le proprie fiches in modo preciso e ordinato. Sono spesso molto seri e scrupolosi. Non significa che i giocatori loose-aggressive o gli altri tipi di giocatori non si comportino così. È solo che di solito la maggior parte dei giocatori tight-aggressive si comporta così.

Infine, ricordati che i giocatori più bravi potrebbero cambiare il proprio stile (o “cambiare marcia”) proprio quando pensi di averli capiti. Sii quindi pronto a modificare il tuo giudizio, anche dopo averlo confermato.

Range del giocatore tight-aggressive

Chiaramente, il range di un giocatore tight-aggressive varierà a seconda della sua posizione. In particolare, in early position potrebbe essere non più ampio di QQ+ (QQ, KK, AA) e AK. In middle-position, potrebbe ampliare il proprio range includendo TT+, ATs+, KQs, QJs e JT, per allargarlo ulteriormente in late position con AT+, A2s+, KQs, KJs, QJ e tutti i 22+.

Ovviamente nei range di ogni particolare giocatore, TAG inclusi, può esserci ogni tipo di scostamento: gradi di tightness e gradi di aggressività. Analogamente, tali range non sono necessariamente statici, in quanto i giocatori potrebbero essere più tight o più loose al variare del loro umore, delle condizioni di gioco e degli avversari.

Possono avere un certo calling range, ma tendenzialmente più stretto di un giocatore non tight-aggressive. Di solito il giocatore TAG rilancia con tutto il proprio range in early e middle position, e vede da late position solo con coppie 22-88 e Assi suited A2-A9.

I giocatori tight-aggressive sono anche pronti a 3bettare in molte situazioni in cui la forza della loro mano lo giustifica. Per cui, ad esempio, il loro 3-bet range include probabilmente KK, AA e forse AK e QQ da early position; JJ+ e AK da middle position, e TT, AK e AJs+ da late position. Ricorda che i singoli TAG potrebbero giocare ognuno range più ampi o più ristretti di quelli appena indicati.

È importante rendersi conto che lo stile di gioco TAG non esclude la possibilità di includere raising range e 3-bet range più ampi, e addirittura un ragionevole numero di bluff. I bravi giocatori tight-aggressive potrebbero adattare il loro range per adeguarsi alle condizioni generali del tavolo, della propria immagine e di particolari avversari, proprio come farebbe qualsiasi bravo giocatore.

Solo, generalmente il suo range è più stretto rispetto agli altri giocatori del tavolo e lui tende a essere più aggressivo di un giocatore normale quando gioca le proprie mani.

Tight aggressive (TAG) contro loose aggressive (LAG)

Un giocatore loose-aggressive (LAG) gioca più probabilmente un range molto più ampio rispetto al giocatore tight-aggressive, e aggressivamente. Questa strategia prevede di rilanciare e 3bettare con maggiore leggerezza. Un giocatore tight-aggressive avrà standard più elevati di rilanci e di 3 bet rispetto a un LAG.

Un modo semplice per capirlo consiste nell’osservare il range di un giocatore TAG da late position. Include molte mani sub-premium come Assi suited e altre mani non abbinate. Il giocatore loose-aggressive potrebbe giocare questo range da ogni posizione pre-flop – e lo farà per un rilancio o per una 3bet.

Pregi e difetti dello stile tight-aggressive

Non c’è niente di intrinsecamente forte o debole nello stile di gioco tight-aggressive, come del resto in qualsiasi altro stile di gioco. Tutti i metodi di gioco possono essere impiegati da un esperto per vincere soldi da un pollo, mentre i giocatori deboli perderanno indipendentemente dallo stile di gioco adottato. A questo proposito, non esiste uno stile di gioco evidentemente o decisamente migliore di un altro. I grandi giocatori che usano uno stile tight-aggressive riescono a vincere un sacco di soldi da avversari mediocri. Ma, altrettanto possono fare i giocatori loose-aggressive. 

  • Cambiare marcia
    È fondamentale riconoscere i pregi e i difetti di ogni stile, e cambiare marcia (passare da uno stile di gioco ad un altro) nel momento i cui i tuoi avversari lo riconoscono. Per cui, quando iniziano a cambiare il proprio gioco per adattarsi al tipo di giocatore che ti ritengono essere, dovresti passare a uno stile diverso. Quando finalmente notano questo cambio, tu cambi di nuovo, all’infinito, fino a quando non li hai trasformati in una tremante poltiglia di insicurezza e finiscono per abbandonare il tuo tavolo con lo spirito e le finanze a pezzi.


    Ora di cambiare marcia?
  • Prevedibilità
    Il gioco tight-aggressive tende a essere più prevedibile rispetto al loose-aggressive, dato che il range pre-flop più ristretto riduce il probabile range con l’avanzare della mano. Dato che il range TAG iniziale è molto più ridotto, gli avversari perspicaci riusciranno più facilmente a portare un giocatore tight-aggressive su un range molto ridotto. Questo scenario si verifica meno con un LAG, che inizia con un range molto più ampio, per cui spesso non è chiaro se un flop, un turn, o un river hanno aiutato la sua mano.

  • Varianza minore
    Un vantaggio del giocatore tight-aggressive sul loose-aggressive è che il suo gioco è meno dispendioso di quello loose-aggressive, ha una varianza minore. Giocando molte meno mani del LAG, il TAG spende molti meno soldi su mani speculative. Con meno mani, in un range più forte rispetto alle sue controparti LAG, affronterà meno varianza. Può quindi finanziare il proprio gioco con un bankroll iniziale minore.
     
  • Puntate aggressive
    Lo stile tight-aggressive ha molti vantaggi contro avversari inferiori che non stanno molto attenti allo stile degli altri giocatori, e quindi non modificano di conseguenza il proprio gioco. Questo tipo di giocatore vincerà soldi dai propri avversari quando fa puntate aggressive con le sue quality hand più alte, ma non perderà o sprecherà denaro giocando aggressivamente con le mani di valore inferiore. Non dovrà giocare come se avesse un ampio range, dato che i suoi avversari non saranno abbastanza osservatori o abbastanza disciplinati da evitarlo quando è aggressivo in modo selettivo

D’altro canto, essendo più prevedibile, gli avversari osservatori ed esperti impareranno a evitarlo quando è aggressivo, riducendo le sue vincite probabili. Quindi, anche se le sue perdite saranno probabilmente minori, lo stesso varrà per le sue potenziali vincite.

In generale, se un TAG farà meglio di un LAG dipenderà da quanto è complessivamente bravo come giocatore e da quanto sono scarsi i suoi avversari. Non c’è niente di intrinseco nello stile di gioco che determina se il TAG vincerà o perderà di più sul lungo periodo rispetto al LAG.

Tecniche di sfruttamento dei giocatori tight-aggressive

Una volta identificato un giocatore tight-aggressive, potrai cercare di sfruttarlo. La tua capacità di farlo dipenderà almeno in parte da quanto lui è bravo e da quanto riuscirà ad adattare il proprio gioco una volta notati i tuoi tentativi di sfruttarlo.

Ma, supponendo che non sia migliore della media, ecco alcune tecniche che dovrebbero funzionare:

Aggressività = forza

Innanzitutto devi capire che la sua aggressività indica generalmente una forza reale. Per cui quando punta o rilancia non assecondarlo, a meno che tu non abbia una mano già forte o un buon potenziale di progetto. Se è particolarmente tight, faresti proprio meglio a non giocarci contro.

Parteciperà a così poche mani che non dovrai preoccuparti della tua possibilità di guadagnare soldi dagli altri giocatori seduti al tuo tavolo. Ti basta decidere di passare la tua mano nelle rare occasioni in cui punta – e aspettare la mano successiva, alla quale è improbabile che partecipi dato che non ha Assi o Re.

Giocare mani speculative conto i TAG testardi

Contro altri giocatori tight-aggressive, che hanno almeno un range ragionevolmente ampio – soprattutto da late position – puoi usare qualche “mossa” per trarre un po’ di profitto. I giocatori tight-aggressive tendono a continuare a portare avanti le proprie mani oltre il flop e il turn, anche quando altri giocatori potrebbero migliorare.

Di conseguenza, con i loro rari AA, KK o QQ da early position, continueranno a puntare senza migliorare, con somme crescenti a ogni puntata – cercando di trarre il massimo profitto dal ristretto range che giocano.

Coppia d'assi

Dato che giocano così poche mani, non sono tenuti a rispondere al fuoco come un giocatore loose-aggressive. Tendono a essere “testardi” quando hanno una delle loro poche mani giocabili, non volendo mollare. Puoi vedere i loro rilanci in pre-flop con mani speculative. Se non esce la carta giusta, passerai la loro puntata al flop. Ma se esce quella giusta, li lascerai puntare fino a ridursi alla penuria contro la tua doppia coppia, i tuoi tris e colori.

La posizione è molto importante, dato che prima di entrare in una mano contro di lui vuoi vedere come punta. Con lo stile rudimentale del suo gioco tight-aggressive, la sua puntata sarà come una finestra sulla forza reale della sua mano. Puoi giocargli contro come se avesse le carte scoperte.

Esempio di sfruttamento di un tipico TAG

Ecco un esempio di come potrebbe svolgersi questa strategia exploitative contro un tipico giocatore tight-aggressive (ricorda che non la sto consigliando contro un giocatore solido, ma piuttosto contro un giocatore tight-aggressive medio, mediocre o peggio).

In una partita $1/2 con uno stack effettivo di $500 sei in cutoff al pre-flop contro l’eventuale Villain, un tipico giocatore tight-aggressive. 

UTG passa
UTG+1 vede $2
UTG+2 passa
UTG+3 passa

Villain è in posizione lo-jack. Rilancia a $15.

Tutti passano. Tu hai Qh Th.

Se fosse un TAG particolarmente tight, dovresti passare e basta – ragionando che non è necessario mettersi a lottare contro di lui. Passare è senza dubbio un’opzione ragionevole e sicura conto un TAG particolarmente tight; ricorda il mantra “non date da mangiare al nit” e aspetta semplicemente un’altra mano.

Ma, supponendo che non sia così tight, allora puoi vedere anche se sai di essere molto indietro, perché $15 sono solo il 3% del tuo stack e ti danno forti implied odds se riesci a fare doppia coppia, tris, colore o scala.

Da giocatore tight-aggressive tipico, continuerà a puntare somme sempre crescenti. Puoi quindi vedere la sua puntata al flop, e rilanciarlo al turn oppure aspettare che ti regali le sue fiches al river.

Usare il bluff mirato

L’altra mossa che potrebbe funzionare contro alcuni dei migliori giocatori tight-aggressive consiste nel rilanciarli in maniera mirata al flop come bluff – per portarli a liberarsi della loro mano nel timore che sia diventata la seconda migliore.

Essendo selettivi, alcuni buoni giocatori tight-aggressive sono ancora consapevoli della possibilità che ogni tanto il flop possa portare al proprio avversario una mano molto forte, che supera la loro probabile coppia premium.

Se, ad esempio, rilanciano in pre-flop e tu vedi, e al flop esce un Asso, loro puntano e tu inaspettatamente rilanci. Potrebbero allora immaginare che, dato che ciò gli capita così raramente, farebbero meglio a non rischiare nel caso tu abbia fatto doppia coppia all’Asso o, peggio, tris. Probabilmente passeranno, congratulandosi da sé per il proprio eccellente laydown (potrebbero addirittura dimostrartelo).

A volte chiameranno il tuo rilancio al flop, nella speranza di un turn perfetto, e dovrai quindi fare un’altra puntata per farli passare. Di nuovo, usata in maniera molto mirata, si tratta di una mossa spesso efficace contro l’avversario tight-aggressive ragionevolmente buono, (ma non eccezionale).

Confronto tra giocatore tight-aggressive (TAG) e loose-aggressive (LAG)

Comparing Tight Aggressive Player to Loose Aggressive Player

In conclusione

Le partite di poker sono popolate da ogni sorta di giocatori con stili di gioco molti diversi. Dovrai essere in grado di identificare proprio il tipo di giocatore che hai di fronte, per poter mettere in pratica le tattiche adatte a sfruttarlo.

Fortunatamente, i giocatori tight-aggressive sono relativamente facili da individuare. Se sono molto capaci, dovresti evitarli del tutto. Altrimenti, puoi guadagnare a loro spese applicando alcune delle tattiche trattate in questo articolo.

March 17, 2022
Ashley Adams
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Ashley Adams è un giocatore di poker di successo dal 1993, mentre dal 2000 si occupa del gioco anche in qualità di scrittore. È autore di oltre 1.000 articoli sul tema e ha scritto anche tre libri di strategia sul poker: Winning 7-Card Stud (Kensington 2003), Winning No Limit Hold'em (Lighthouse 2012) e, più recentemente, Winning Poker in 30 Minutes a Day (D&B Poker, 2020). È anche conduttore del programma radiofonico sul poker "House of Cards". 

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Linguaggio del corpo: 7 'tell' da conoscere assolutamente

Tutti sanno che nel poker dal vivo è molto importante osservare attentamente il linguaggio del corpo, o i “tell”, dell’avversario. In questo contesto, un “tell” è un indicatore fisico involontario che ci dà una comprensione maggiore della mano del nostro avversario.

Prima di passare in rassegna questi indicatori, è però essenziale capire i seguenti punti:

A seconda dei giocatori, tell diversi possono avere un significato diverso.

In altre parole, la maggior parte dei tell fisici non saranno affidabili di per sé, ma dovranno essere interpretati in relazione al giocatore che li sta fornendo. Quindi, dovremo prima creare una mappa mentale dei comportamenti automatici del nostro avversario e cercarne poi le deviazioni: è da queste che si ottengono informazioni utili.

In poche parole, il nostro avversario potrebbe comportarsi come se stesse bluffando, mentre in realtà si sta comportando normalmente.

Dovremo osservare i nostri avversari per un po’ di tempo prima di riuscire a decifrare davvero i loro comportamenti.

I tell:

Ecco, in ordine sparso, cosa osservano i professionisti del poker nella ricerca di tell fisici.

L’elenco non è per niente esaustivo, ma rappresenta un buon punto di partenza:

1. Gli occhi

Gli occhi possono darci una gran quantità di informazioni su sensazioni e pensieri del nostro avversario. Non sorprende che molti giocatori li nascondano dietro a occhiali da sole.

Due sono le cose fondamentali da osservare: 

  1. Sguardo impaurito – Di solito la paura, come molte altre emozioni, è riconoscibile: provoca il dilatamento delle pupille. Certo, dovremo ancora scoprire cosa significhi questa paura, ma spesso il nostro avversario sta pensando di bluffare o ha una mano molto forte, mentre a volte può significare qualcosa di completamente diverso.

    Gli occhi parlano
  2. Direzione dello sguardo – Se guardiamo attentamente gli occhi del nostro avversario, spesso vedremo che lancia rapidi sguardi in direzioni particolari – al board, al proprio stack di fiches, o al nostro. Ognuno di questi sguardi ha un suo significato

    Ad esempio, il nostro avversario guarda il nostro stack immediatamente dopo avere visto la carta del turn. Magari ha una buona mano e vuole sapere se abbiamo più fiches di lui. A volte, anche la mancanza di sguardi in determinate direzioni può essere rivelatrice. Il nostro avversario, magari, evita stoicamente di controllare le sue carte durante tutta la mano, anche se normalmente lo fa.

Infine, dopo avere puntato, di solito ha due possibilità:

  1. Fissare il vuoto
  2. Guardarci negli occhi

Di nuovo, nessuna di queste due cose ha un significato particolare di per sé. Ma se il nostro avversario fissa spesso il vuoto e improvvisamente ci guarda negli occhi, è molto probabile che ciò significhi qualcosa. Magari fissarci fa parte di una tattica intimidatoria. 

2. La bocca

La bocca

Secondo alcuni giocatori, la bocca è un indicatore di tell ancora più importante degli occhi.

Fa’ attenzione ai seguenti comportamenti:

  • Labbra nervose – Le labbra rilassate sono di solito piene e rotonde. Le labbra tese sono più probabilmente sottili e tirate. Una volta che abbiamo capito cosa ciò significa per ogni singolo avversario, avremo un eccellente indicatore di tell.
  • Contrazioni/micro-espressioni – Ci vuole molta abilità per nascondere pensieri ed emozioni che trapelano dal nostro volto. A volte, le nostre vere emozioni appaiono sul nostro volto per una frazione di secondo prima che riusciamo a tenerle a bada.
  • Possiamo chiamarle micro-espressioni o forse addirittura “tic”. È facile non accorgersi di questi piccoli movimenti, ma quando li notiamo ci forniscono molte informazioni.

3. Battito cardiaco

Vene pulsanti

Il poker è un gioco che può far aumentare il battito cardiaco. Magari quando riceviamo una mano fantastica o stiamo tentando un gran bluff. Naturalmente, in queste occasioni il nostro ritmo cardiaco aumenterà. Per fortuna il nostro cuore non è visibile! Ma forse non sempre.

Individuare il battito cardiaco – Effettivamente è difficile da individuare, e in molti casi non ne verremo a capo.

Ma vale la pena cercare i seguenti segni –

  • Battito visibile attraverso vestiti leggeri, come una maglietta.
  • Una vena pulsante sul collo o sulla tempia (o altrove).
  • Sintomi di elevato ritmo cardiaco (come mani e voce tremanti).

Pensa al tipo di situazioni che, da giocatore, ti emozionano involontariamente. Di solito non sono delle noiose mani di forza media. Generalmente capitano quando abbiamo una buona mano o tentiamo un gran bluff. Dobbiamo iniziare a imparare quello che succede in questi casi per i vari avversari.

4. La voce

In questo caso le possibilità di tell da cercare sono tante:

La voce

  • Qualità della voce – È spesso possibile capire qualcosa dello stato mentale di un avversario dal suo tono di voce. Com’è la sua voce rispetto al tono rilassato di inizio mano, prima che siano distribuite le carte?
  • Decisione di parlare – La decisione stessa di parlare può essere essa stessa un tell. Ricorda che non siamo obbligati a parlare. Possiamo compiere tutte le nostre azioni con le fiches o con i gesti, e di sicuro non c’è bisogno di lasciarsi coinvolgere in nessuna chiacchiera da tavolo. Il nostro avversario parla sempre ma improvvisamente inizia ad agire silenziosamente (battendo la mano sul tavolo, giocando con le fiches, ecc.). Cosa vuol dire?

    Il nostro avversario parla raramente ma inizia a farci domande con un bel piatto al river. Lo fa quando è forte o è debole? Possiamo anche rivolgerci al nostro avversario al river per vedere se ci risponde, e provare a giudicarlo in base alla sua voce e a cosa dice. Questa tecnica è nota come “speech-play”. Può svelare un sacco di informazioni ma, se usata troppo, è generalmente considerata cattiva etichetta.
  • Parlantina – In questo caso, dobbiamo osservare repentine variazioni del profilo. Giocatori di solito chiacchieroni che si zittiscono improvvisamente. Giocatori tranquilli che altrettanto improvvisamente iniziano a parlare.

5. Le mani

Le mani

Dapprima potremmo pensare a guardare se le mani del nostro avversario stanno tremando o no: senza dubbio una decisione corretta, ma già esposta nella sezione sul battito cardiaco.

Ci sono altri modi con cui le mani danno informazioni -

  • Maneggiare le fiches – Vale la pena notare il modo in cui il nostro avversario mette normalmente le fiches nel piatto. Le fa scivolare con grazia o le spinge con energia? Splasha mai il piatto, intenzionalmente o meno? Ogni tanto, inconsapevolmente (o consapevolmente) punta in modo diverso. Si potrebbe considerare lo shovare le fiches con decisione, addirittura splashando un po’ il piatto, come tattica intimidatoria, nella speranza di provocare fold
  • D’altro canto, come avremo probabilmente capito, i poker tell agiscono su vari livelli. Un giocatore potrebbe shovare le fiches con forza nella speranza di apparire debole quando ha una buona made hand. È ovviamente fondamentale conoscere il nostro avversario.
  • Card Apex –È un’azione spesso sottovalutata, ma i professionisti la controllano sempre. Si riferisce al modo in cui un giocatore controlla le proprie carte dopo averne sollevato i bordi dal tavolo. Durata, frequenza e addirittura l’altezza di un card apex possono fornire informazioni extra sulla mano del nostro avversario.
  • Trick con le fiches –Cosa fa un giocatore con le mani quando non sta decidendo su una puntata? A molti giocatori piace eseguire trick con le fiches in attesa di agire, ma in alcuni casi ciò può portare problemi. Cosa vuol dire quando un giocatore che esegue sempre trick con le fiches smette di colpo? Ovviamente, potrebbe semplicemente far riposare le sue stanche dita, ma potrebbe anche indicare qualcosa di significativo.

6. Protezione delle carte + varie

I protettori carte

Se volgiamo evitare di dare qualsiasi informazione spontanea, dobbiamo essere consapevoli di ogni nostra azione e assicurarci di non fornire alcuno schema di comportamento. Una cosa solitamente trascurata è l’uso di protezioni delle carte.

Le protezioni sono oggetti posti sopra le carte coperte per 1) evitare che venga smascherato il loro valore e 2) evitare che la mano venga erroneamente muckata da un dealer troppo zelante.

  • Coerenza – Se usiamo sempre una protezione per le carte, non c’è problema. Se non la usiamo mai, neanche (auspicabilmente). Tuttavia, se a volte usiamo una protezione per le carte e a volte no, dobbiamo fare molta attenzione a non fornire informazioni involontarie. Cosa vuol dire se in una mano improvvisamente il nostro avversario smette di usare una protezione per le proprie carte?
  • Varie – Molti di noi hanno visto abbastanza film da ricordare come Teddy KGB perdesse tutte le sue fiches perché mangiava un Oreo ogni volta che aveva una mano monster. È improbabile che nel mondo del poker reale avvenga qualcosa di così inverosimile, ma resta comunque una lezione utile da imparare. Praticamente qualsiasi cosa può essere un tell, per cui dobbiamo stare all’erta per ogni tipo di azione fisica, connessa o meno al poker.

7. Corpo/atteggiamento

Il corpo

Nel cercare di comprendere la psiche del nostro avversario, dovremo cercare di ottenere il quadro più generale possibile.

  • Atteggiamento generale – Immagina qualcuno davvero rilassato, seduto comodo, che chiacchiera con il personale del bar mentre ordina il suo drink. Improvvisamente si piega in avanti, concentrato su una mano. Che cosa ha portato a questo cambiamento improvviso? Beh, non lo sappiamo con certezza, ma se dovessimo tirare a indovinare, probabilmente l’avversario ha appena avuto una mano monster
  • Umore – Conosciamo uno dei giocatori al tavolo, e non si comporta come al solito. Sembra irascibile e lunatico, magari a causa di un downswing. Spesso si può prevedere come determinate emozioni portino determinate variazioni nel comportamento di un giocatore. Ad esempio, che cosa faranno più probabilmente i giocatori in tilt rispetto ai giocatori in condizioni normali? Tenteranno dei gran bluff e vedranno con un range più ampio. Tutto qui. Osserviamo l’umore del nostro avversario e facciamo delle previsioni su come cambierà il suo modo di giocare

Ultimi consigli

Ricorda che non esistono tell assolutamente certi e che devono essere analizzati nel contesto del profilo normale del nostro avversario. In rete ci sono tantissime fonti che ti diranno che “se le mani di un Villain tremano, vuol dire che sta bluffando”. Ma la psicologia, ovviamente, non è in bianco e nero.

Tieni presente che i giocatori capaci potrebbero ingannarci recitando “tell rovesciati”, facendo, ad esempio tremare apposta le proprie mani (o tramite altri tell fisici) per provare a ingannarci.

In conclusione, qualsiasi tell potrebbe rappresentare quello che noi pensiamo che sia o l’esatto opposto. È fondamentale comprendere bene il nostro avversario per ottenere il risultato corretto.

March 17, 2022
Timothy Allin
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Timothy "Ch0r0r0" Allin è un giocatore professionista, coach e autore. Ha iniziato a giocare nel 2006, partendo da zero e aumentando il suo bankroll online in maniera costante senza mai depositare alcun dollaro. Dopo aver partecipato (e vinto) ad alcune tra le manifestazioni più prestigiose, ora condivide le sue esperienze e opinioni sul magazine di 888poker.

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